Fin dalle sue origini nel 1995, l'Indice di Percezione della Corruzione - CPI è la più importante pubblicazione di Transparency International, misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica, ed è calcolato prendendo in considerazione le denunce di corruzione, il peso della burocrazia, come pure le norme in materia di conflitto di interessi e, il livello di tutela giuridica dei dipendenti pubblici che segnalano illeciti; attualmente classifica 180 nazioni.

La Slovenia, nel 2019, ha guadagnato una sola posizione rispetto all'anno precedente, ha totalizzato 60 punti su un totale di 100 e occupa la 35-esima posizione, mentre tra le 31 nazioni europee presenti nella graduatoria è 19-esima.
La sezione slovena di Transparency international evidenzia che il punteggio resta pressoché immutato da anni in quanto non sono stati messi in atto cambiamenti sistemici chiave che migliorerebbero la situazione. Critica anche la Commissione anticorruzione, KPK. La Slovenia non riesce a migliorare il suo punteggio perché continua a trascinare diversi problemi senza riuscire a risolverli. Questioni che troverebbero una soluzione solo con un più alto livello di cultura politica.

L'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) pone al primo posto tra i Paesi meno corrotti quelli scandinavi e la Nuova Zelanda. La Slovenia come detto è 35-esima ma i 60 punti assegnati sono sotto la media europea di 64 e a quella dell'OSCE di 68. Decisamente più indietro l'Italia e la Croazia, la prima sebbene in ripresa è 51-esima, la seconda 63-esima, con appena 47 punti su 100. Tra i paesi più corrotti si riconfermano Sud Sudan e Somalia.

Corrado Cimador

Foto: Pixabay
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