Alla solenne cerimonia che si terrà a Klagenfurt sarà presente per la prima volta anche il capo dello stato sloveno Boriut Pahor, assieme al presidente austriaco Alexander Van der Bellen. La minoranza slovena prende atto dei progressi negli ultimi anni, ma Vienna ancor oggi non applica in pieno la tutela minoritaria sancita dall'articolo sette del Trattato di stato austriaco.
A determinare l'esito del voto favorevole all'Austria furono moltissimi sloveni che quel 10 ottobre del 1920 optarono per la nuova repubblica austriaca che prometteva prosperità e tutela della minoranza, mentre la monarchia degli slavi del sud veniva percepita come un’entità poco democratica e dominata dalla Serbia ortodossa. Oggi le file degli sloveni a nord delle Caravanche si sono fortemente assottigliate, l'assimilazione ininterrotta iniziata ben prima del plebiscito è continuata anche nel secondo dopoguerra. In base alle stime ve ne sarebbero oggi attorno a 40-mila pari a circa il 7-8 per cento della popolazione regionale. Il trattato di stato austriaco che risale al 1955 e la costituzione del paese vicino prevedono una tutela dettagliata della minoranza, ma la battaglia per la sua piena applicazione non si è ancora conclusa. Il nazionalismo tedesco che negli anni '50 ha ottenuto ad esempio l'abolizione delle lezioni bilingui obbligatorie nelle scuole elementari, per non parlare della contestazione anche violenta, delle tabelle toponomastiche bilingui, è scemato dopo la disgregazione della Jugoslavia e poi, dopo l’entrata della Slovenia nell'Unione europea, ma non è scomparso benché gli stessi sloveni riconoscano che il clima è oggi nettamente migliore. Da segnalare comunque che giovedì il governo nero-verde del cancelliere conservatore Sebastian Kurz ha deciso lo stanziamento straordinario di 4 milioni di euro, chiamato regalo di plebiscito, a favore della comunità slovena, inoltre i finanziamenti destinati a tutte e sei le minoranze riconosciute saranno raddoppiati.
Oggi tra Lubiana e Vienna esiste un rapporto di buon vicinato che la Slovenia continua a non voler rischiare di compromettere, se dovesse notificare la propria adesione al trattato di stato austriaco in qualità di paese erede della Jugoslavia, cofirmataria del documento. In realtà i relativi moniti dei funzionari austriaci non avrebbero poi un grande peso come dimostra il caso della Repubblica ceca che li ha comodamente ignorati senza alcuna conseguenza. Nella sala degli stemmi del Palazzo regionale saranno presenti anche gli esponenti della minoranza, uno dei quali sarà anche oratore, e per la prima volta ci sarà anche il presidente della Slovenia Borut Pahor che dopo l'omaggio alle vittime delle foibe a Basovizza si rende così protagonista di un'altra iniziativa che farà discutere.
Boris Mitar