I beni culturali implicano un dialogo costante tra passato e futuro, ha spiegato la Professoressa Francesca Fiorentini ospite della Comunità degli Italiani di Pirano per parlare di opere trafugate. Ciò rende l’arte una materia che difficilmente viene regolamentata a livello di diritto internazionale. Molte, quindi, le opere che sono state al centro di scontri diplomatici, nonostante sin dall’illuminismo si sia parlato dell’arte come un bene di tutti.

Diverse le posizioni assunte nel tempo visto che tra l’altro l’arte fa anche parte dell’identità culturale delle nazioni e come tale è spesso stata usata con fini politici. Nonostante oggi si sia cercato di disciplinare maggiormente questa materia le contese continuano ad esistere ed ognuna di essa assume valenze e modalità diverse.

Per quanto riguarda all’arte rubata il diritto varia a seconda della situazione e dei tempi in cui sono state trafugate le opere. In caso di guerra il diritto attuale, che si rifà al trattato dell’Aia del 1954, dice che non bisogna trafugare le opere in paesi stranieri e nel caso sia stato fatto queste devono essere restituite; ma non si tratta di una legge retroattiva.

Ciò implica che si sia sviluppata una problematica importante riguardo le opere rubate dai nazisti a collezionisti ebrei e non solo, in molti di questi casi per la restituzione o meno dell’opera ha giocato molto la posizione dell’opinione pubblica.

Per i reperti archeologici la situazione è ulteriormente complicata da una mancata uniformità della legislazione, anche se alcuni passi avanti sono stati fatti.

La giurista ha concluso il suo intervento parlando del fondo istriano e della contesa tra Italia e Slovenia, spiegando che il titolo in virtù del quale sono state portate via le opere al centro della disputa è inossidabile, perché per il diritto internazionale in caso di guerra ogni stato ha il dovere di spostare le opere d’arte e metterle al sicuro e l'Italia le ha trasferite quando stava per entrare nel Secondo conflitto mondiale da una regione che all'epoca faceva parte del suo territorio nazionale. Una soluzione si sarebbe potuta trovare restituendole alle comunità locali dei luoghi di origine, ma la Slovenia aveva annunciato che le avrebbe collocate a Lubiana facendole diventare un simbolo della cultura slovena e ciò è stato considerato inaccettabile dalla controparte. Slovenia e Pirano, quindi, non hanno il diritto di riaverle, ma in ogni caso si può lavorare per trovare una soluzione condivisa, visto che ormai è universalmente accettato che l'arte è un bene di tutti e come tale appartiene all'intera umanità.

Barbara Costamagna

Carpaccio Foto: Radio Capodistria/Radio capodistria
Carpaccio Foto: Radio Capodistria/Radio capodistria