Alenka Bratušek e Zoran Janković. Foto: BoBo
Alenka Bratušek e Zoran Janković. Foto: BoBo

Il primo cittadino della capitale è noto per il suo attivismo che, spesso, si scontra con procedure burocratiche considerate troppo rigide. Così mercoledì scorso ha rotto gli indugi e si è rivolto direttamente al ministero competente per chiedere di non perdere tempo prezioso per la gara pubblica di appalto per la ristrutturazione del principale snodo ferroviario del paese, quella stazione ferroviaria che nelle intenzioni di Janković dovrebbe ospitare anche un centro commerciale, immobili per uffici, parcheggi e l’immancabile area verde, nota con il nome di Emonika. Ma, si sa, la strada per il successo è lastricata di buone intenzioni così come di botole segrete, e la visione avveniristica del primo cittadino di Lubiana si è scontrata con una procedura d’appalto per la costruzione di un cavalcavia e di un nuovo atrio della stazione senza aggiudicare l'appalto. Dalla direzione competente del ministero guidato da Bratušek hanno fatto sapere che entrambe le offerte arrivate in busta chiusa hanno superato in modo significativo i fondi disponibili.
Per evitare ritardi Janković auspica una trattativa per scegliere il miglior fornitore, in modo da iniziare i lavori già il mese prossimo, grazie anche al permesso di costruzione ottenuto già a ottobre scorso. Per il sindaco non si tratta di un modus operandi che fa slalom fra le regole, ma di una vera e propria necessità per proseguire i lavori di ampliamento del transito su rotaie e su gomma, per questo auspica che i lavori possano iniziare alla fine di marzo.
Da più parti assicurano che non c’è nulla di politico in questo scambio di opinioni, ma è inevitabile pensare a quando, nel 2014, fu Janković a vincere la guida di Slovenia Positiva proprio ai danni di Bratušek, che dopo la sconfitta avrebbe guidato il governo ancora per pochi mesi e iniziato la sua parabola discendente politica. Chi sa se, a dieci anni di distanza, la ex premier non voglia anche restituire il favore, per così dire.

Valerio Fabbri