La Slovenia ha deciso di adattare il proprio Codice penale ai requisiti della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. Il testo adottato nel 2011 dal Consiglio d'Europa chiede, tra l'altro, di criminalizzare tutti i rapporti sessuali non consensuali. L'articolo 36, paragrafo 2, della Convenzione specifica che il consenso "deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto". L'esecutivo di Lubiana, nella revisione del diritto penale, ha anticipato a sorpresa l'iniziativa dell'Istituto 8 Marzo che ha promosso la raccolta di firme, oltre 7.000, e portato avanti la campagna dal motto "Solo sì significa sì". La proposta, infatti, verteva sul concetto di consenso, ossia considera stupro anche quello compiuto senza l'uso di violenza o minacce. Condizione sine qua non per un rapporto sessuale, dunque, è il consenso attraverso un'espressa volontà affermativa. Aggiunto anche un comma secondo il quale la persona che acconsente un rapporto sessuale deve essere capace di assumere tale decisione. Tale assenso, ad esempio, non può essere dato da una persona di età inferiore a 15 anni. Pertanto, l'atto sessuale con un adolescente viene ritenuto imposto con la coercizione e costituisce reato aggravato. In molti paesi ancor oggi il diritto penale si basa su una concezione antiquata della moralità e della sessualità, e il sesso non consensuale non viene considerato stupro se mancano le prove di violenza, minacce o pressioni psicologiche.

Corrado Cimador

Foto: Radio Slovenia
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