Foto: Pixabay
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L’indice di corruzione percepito per il 2022, elaborato dall'organizzazione internazionale non governativa "Transparency International", rivela che la maggior parte dei 180 paesi del mondo presi in considerazione non avrebbero fatto progressi nella lotta alla corruzione nell'ultimo decennio, tanto più che due terzi dei paesi considerati hanno ottenuto meno di 50 punti, mentre il punteggio massimo che definisce un paese “molto pulito”, è di 100.

Ai primi posti della classifica stilata per l’anno appena conclusosi si sono piazzati Danimarca (90), Finlandia (87) e Nuova Zelanda (87), mentre agli ultimi Sud Sudan (13), Siria (13) e Somalia (12). Con 56 punti, storicamente il punteggio più basso mai ottenuto, la Slovenia condivide il quarantunesimo posto in classifica con Repubblica Ceca, Georgia e Italia. Nel 2021 la Slovenia aveva ottenuto 57 punti, cinque anni fa 60 e 61 dieci anni fa. Tra i paesi vicini oltre all’Italia che si è piazzata nella stessa posizione, l'Ungheria rimane la peggiore classificata; avendo già perso 13 punti dal 2012, e collocandosi questa volta con un punteggio di 42 al settantasettesimo posto. La Croazia si trova al cinquantasettesimo posto con 50 punti; mentre l’Austria si trova al ventiduesimo posto con un punteggio di 71, calando, però, di tre punti rispetto all’anno precedente.

"Le sole dichiarazioni a livello di principio non bastano per invertire la tendenza negativa" ha dichiarato Neža Grasselli, la rappresentante slovena di "Tranparency International"; aggiungendo che “finché i decisori non inizieranno ad esercitare tolleranza zero nei confronti dei reati di corruzione, la tendenza continuerà”. Perciò, secondo lei è necessario che la società civile faccia pressione sulla politica chiedendo di rivedere le leggi ormai datate e di fare passi concreti sulla strada della lotta alla corruzione.

In generale tutti i governi sono stati invitati ad impegnarsi maggiormente contro la corruzione, a rafforzare i sistemi di controllo e a promuovere la condivisione del potere, a mantenere i diritti di accesso pubblico alle informazioni, a limitare l'influenza privata e ad aprire lo spazio pubblico coinvolgendo maggiormente la cittadinanza nel processo decisionale.

Barbara Costamagna