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Oramai tutto è pronto per lo spettacolo. I due schieramenti stanno cercando di compattare le loro fila e si sprecano illazioni sui possibili franchi tiratori. Al momento i numeri parlano di 16 a 13 a favore del nuovo sindaco. Dalla parte di Bržan, oltre ai suoi nove consiglieri dovrebbero esserci anche Olga Franca (data come possibile vicesindaco), Gašpar Gašpar Mišič, i due consiglieri della Sinistra, quello dei Socialdemocratici e i due consiglieri dell’Oljka. Proprio sulla loro fedeltà al neoeletto sindaco, in queste ore, non sono mancate speculazioni. Il presidente del partito Valter Krmac però taglia corto e precisa che la posizione della sua compagine è netta: “Siamo per la democrazia e quindi appoggiamo Bržan”. Krmac si dice convinto che i suoi due consiglieri seguiranno gli ordini di scuderia e se non dovessero farlo sarebbero immediatamente espulsi dal partito. Resta dubbioso, invece, il Democratico Silvano Radin che non vuole esprimersi su un ricorso che ancora non c’è e si limita a dire che farà quello che i suoi elettori si attendono da lui. Non si sbottonano nemmeno i tre consiglieri della Comunità nazionale italiana.

Il Consiglio Comunale, che verrà guidato nella sua prima seduta da Ondina Gregorich Diabaté, sarà innanzitutto chiamato a confermare i mandati dei nuovi consiglieri comunali e poi si troverà a dover discutere del ricorso che il sindaco uscente Boris Popovič, ha oramai da tempo annunciato. Con i suoi legali probabilmente preparerà un corposo incartamento in cui chiederà il riconteggio delle schede. In questi giorni si sprecano i pareri legali e c’è chi assicura che una tale richiesta non sarebbe pertinente. Bisognerà vedere quali saranno le argomentazioni che il primo cittadino uscente ed i suoi uomini riusciranno a produrre. Al ricorso sta alacremente lavorando Franci Matoz. Il legale nel 2006 fu il protagonista indiscusso della vittoria che Tomislav Klokočovnik ottenne ad Isola su Breda Pečan a suon di carte bollate.

Non è escluso, al momento, che il Consiglio comunale venerdì possa anche interrompere la seduta e posticipare la decisione a data da destinarsi, in attesa che i consiglieri e gli organismi preposti esaminino con attenzione un ricorso, che per ora nessuno ha visto. Sull’esito del voto molto potrebbe anche dipendere dal tipo di delibera che verrà proposta in aula.

Sta di fatto che i voti dei tre consiglieri della Comunità nazionale italiana, probabilmente, faranno pendere l’ago della bilancia dall’una o dall’altra parte. Ondina Gregorich Dibatè non ha mai nascosto le sue simpatie per Bržan e sembra escluso che possa schierarsi a favore del ricorso di Popovič. In questi giorni si stanno susseguendo gli incontri tra Scheriani, la Gregorich e Steffé. I tre continuano a mantenere il più stretto riserbo sui loro colloqui. Si limitano a far capire che la situazione è fluida e che non mancano pressioni nei loro confronti. Al momento, comunque, Alberto Scheriani precisa (o almeno spera) che la loro sarà una posizione unitaria.

Il caso Capodistria conferma per l’ennesima volta la fragilità del sistema elettorale sloveno. Appare evidente che con un esito talmente serrato ricontare le schede sarebbe stata la prima cosa da fare per togliere ogni dubbio sul risultato della consultazione. Alcuni assicurano che non si può e non si deve, ma la cosa certamente non fa crescere la fiducia nella democrazia. Quello di Capodistria, del resto, è un processo elettorale su cui incombe l’uso massiccio del voto anticipato, il voto per corrispondenza, la pratica di fotografare la propria scheda per pubblicarla sui social networks e i pasticci combinati dalla commissione elettorale nel comunicare i risultati del voto. Proprio in queste settimane la Corte costituzionale ha chiamato i deputati a rivedere in sistema elettorale. Potrebbe essere l’occasione per fare una riflessione seria, partendo anche del caos capodistriano.