Foto: BoBo/Borut Živulović
Foto: BoBo/Borut Živulović

Un misto tra una manifestazione politica ed un happening culturale, che ha visto succedersi sulle gradinate del monumento dedicato al Sommo Poeta sloveno una serie di volti noti della scena politica e culturale alternativa della sinistra.

Jaša Jenull ha lanciato la piattaforma Glas-ljudstva.si: settantatré organizzazioni della cosiddetta società civile chiedono ai partiti, in vista delle prossime elezioni, di prendere posizione su un centinaio di impegni precisi. Si va dal ripristino dell’ordine delle cose alla fine dell’era Janša, a una radicale riforma del sistema politico, introducendo anche la possibilità di cacciare il parlamento in carica tramite referendum. Si vuole una lotta senza quartiere alla corruzione, la transizione verde, 30.000 alloggi a equo canone e garanzia per la libertà dei media.

Parole di fuoco nei confronti del governo da parte di Tea Jarc, del sindacato dei precari, che ha accusato l’attuale compagine governativa di corruzione. Negli interventi che si sono susseguiti non sono mancati dure critiche per quella che sarebbe la deriva autoritaria del paese e nemmeno per i fiancheggiatori dell’esecutivo, che consentirebbero al governo di restare a galla.

Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa
Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa

Come ogni venerdì, i proclami politici si sono alternati i momenti "artististici". Così un burattino con la scopa ha metaforicamente spazzato via l’attuale governo e la corruzione dalla piazza, Jani Kovačič ha cantato “Bella Ciao”, Svetlana Makarovič, con la sua stella rossa appuntata sul petto, ha nuovamente arringato la folla dicendo che la libertà è oramai vicina. Andrej Rozman- Roza ha spiegato in poesia perché il governo se ne deve andare, mentre Zlatko, dimostrando ancora una volta le sue indubbie doti di performer, ha chiesto, ovviamente rappando, di fermare il “janšismo”.

Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa
Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa

Poi la conclusione con i telefonini e gli accendini alzati al cielo per accendere quella che è stata definita “la luce della rivolta”.

Foto: BoBo/Borut Živulović
Foto: BoBo/Borut Živulović

Insomma, tutti in piazza sembrano essere sicuri che Janša ed i suoi uomini se ne andranno presto, se non prima, il 24 aprile, data fissata per le elezioni. Alla fine della manifestazione Jenull ci ha detto che non può andare diversamente e nel “malagurato” caso dovesse accadere lui si è detto pronto ad abbandonare il Paese.

Stefano Lusa