Foto: Reuters
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Sono 17 le vittime della sparatoria avvenuta in una scuola superiore di Parkland, in Florida. Molti anche i feriti ricoverati in ospedale in gravi condizioni. Ad aprire il fuoco contro i compagni, Nikolas Cruz, 19-enne ed ex studente del liceo, espulso l'anno scorso per motivi disciplinari.

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A confermare l'identità del killer, lo sceriffo della contea di Broward, Scott Israel, secondo cui il ragazzo sarebbe stato arrestato senza opporre resistenza nella città vicina di Coral Springs. Cruz è stato dipinto come una persona difficile: in passato i compagni avevano ironizzato sulla possibilità che il ragazzo un giorno potesse compiere una carneficina, una predizione che, purtroppo, si è avverata nel giorno di San Valentino. Il presidente Donald Trump in un tweet ha espresso le sue condoglianze e dichiarato che «nessuno studente o insegnante dovrebbe sentirsi in pericolo in una scuola americana». Un messaggio di cordoglio è arrivato anche dal Cremlino: il presidente Putin ha espresso sostegno alle famiglie delle vittime ed augurato una pronta guarigione a tutti i feriti. Nelle stesse ore in cui si consumava la tragedia nella scuola della Florida, gli Stati Uniti hanno scoperto con orrore che un altro studente stava progettando un analogo massacro nello Stato di Washington. Dall'inizio dell'anno, sono state 18 le sparatorie registrate nelle scuole americane. Un ennesimo insensato gesto che riaprirà le polemiche sull'epidemia di violenza armata negli Stati Uniti e sulla troppo facile accessibilità alle armi. Con meno del 5% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti possiedono infatti circa il 42% di armi per uso personale.