Foto: EPA
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Il sodalizio artistico dei registi Paolo e Vittorio Taviani, era talmente forte e riuscito che, anche in un frangente triste come questo della scomparsa di Vittorio, non si riesce a staccare il pensiero da quello che sin dall'inizio della loro carriera era una sorta di marchio di fabbrica.
Toscani, nati a San Miniato in provincia di Pisa, rispettivamente nel 1931 e nel 1929. La loro produzione artistica in campo cinematografico è stata per davvero un marchio di qualità, definita sul piano formale di "realismo magico". Basti pensare a pellicole pluripremiate quali "Padre Padrone", con cui nel 1977 vincono la Palma d'Oro, e poi "La notte di San Lorenzo" e "Kaos", con cui inaugurano una ricerca che li porta a confrontarsi con grandi testi della tradizione letteraria, Goethe, Tolstoj, Pirandello. Con il regista Valentino Orsini, anche lui di Pisa, formano un collettivo di lavoro. All'inizio si tratta di regie di documentari ispirati alla lotta partigiana, alla liberazione, alla lotta dei sindacati, quindi passano ai film a soggetto. Assieme formano la coppia vincente del cinema italiano.
Nonostante l'età avvanzata Vittorio, vince con il fratello Paolo, l'Orso d'Oro di Berlino 2012 per "Cesare deve morire". Il film racconta la preparazione e la messa in scena dell'opera di William Shakespeare da parte di alcuni detenuti nel carcere di Rebibbia. La pellicola vince il David di Donatello come miglior film, assieme al premio alla regia. Nel 2017 Paolo e Vittorio tornano a girare assieme per l'ultima volta con il film "Una questione privata", tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio. Interprete coerente, assieme al fratello Paolo, di un cinema civilmente impegnato, molto vicino alla lezione del neorealismo, per Vittorio non ci sarà una cerimonia funebre e il corpo verrà cremato.