Vladimir Putin e Dmitry Peskov Foto: EPA
Vladimir Putin e Dmitry Peskov Foto: EPA

"Il Cremlino studierà ora la situazione: il ministero degli Esteri sottoporrà le sue proposte più avanti", ha affermato Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo, Vladimir Putin. "La Russia non ha nulla a che fare con questa vicenda", ha ribadito ancora una volta.

Solamente ieri 14 paesi dell'Unione europea hanno deciso di allontanare diplomatici russi come conseguenza diretta della discussione del Consiglio europeo la scorsa settimana sull'attacco di Salisbury. Lo ha annunciato in un messaggio su Twitter il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. Oltre a Polonia, Germania, Francia, Paesi Baltici, anche l'Italia in coordinamento con partner Ue e Nato ne ha espulsi due. Secondo Tusk "altre espulsioni non sono da escludere nei prossimi giorni e settimane".

Gli Stati Uniti hanno ordinato l'allontanamento di 60 russi e la chiusura del consolato a Seattle. Si tratta della misura più dura presa finora dal presidente americano, Donald Trump, nei confronti del Cremlino.

Alla lista si aggiunge però anche l'Australia, che ha espulso due diplomatici russi. Secondo il premier, Malcolm Turnbull, questi erano "agenti segreti non dichiarati".

La Slovenia, per il momento, ritiene che sia avventato prendere una decisone tale. Lo ha sottolineato il ministro facente funzioni degli Esteri, Karl Erjavec, precisando che prima bisognerà fare chiarezza sull'accaduto.

Secondo la premier britannica, Theresa May, la ritorsione diplomatica collettiva alla Russia "è una risposta alla minaccia" che Mosca pone "alla sicurezza di tutti noi e non solo un segno di solidarietà" a Londra. May definisce le espulsioni "un successo diplomatico" e torna a denunciare "gli atti di aggressione" attribuiti "al regime di Putin".