Foto: EPA
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Prove di intesa in Italia; il primo passo lo ha fatto Matteo Salvini, leader della Lega, che ha telefonato a Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle per trovare un accordo sui nomi dei presidenti delle due Camere. Sentiti in seguito anche Maurizio Martina del Partito Democratico e Piero Grasso di Liberi e Uguali.

L'ipotesi per ora più gettonata, dopo le elezioni italiane, è quella della nascita di un Governo che dovrà rifare la legge elettorale per riandare poi al voto il prossimo ottobre. Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini della Lega sembrano voler avvicinare le loro posizioni, con il leader dei 5 Stelle che rivendica la presidenza alla Camera dei Deputati, in quanto "prima forza del Paese", con il 32% dei voti, in rappresentanza di quasi ad 11 milioni di italiani. Di Maio ha però specificato che la telefonata con il segretario leghista era slegata da ciò che riguarda la formazione del Governo.

In seguito Salvini ha preso contatto anche con Maurizio Martina, neosegretario del Pd e Piero Grasso di LeU; per il leader della Lega la priorità è perdere meno tempo possibile ed iniziare il processo di semplificazione dei regolamenti e di taglio dei vitalizi e delle spese inutili. Sia Martina che Grasso hanno espresso la necessità di individuare delle figure di garanzia.

Salvini ha inoltre confermato le scelte unitarie e condivise con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi; mancano ancora i nomi di alcuni candidati sindaci e governatori (tra questi anche quello del Friuli Venezia Giulia), ma si parla di un centrodestra unito e compatto nell'indicare al presidente della Repubblica Salvini come premier.

Malumore però da parte di Berlusconi per l'apertura della Lega ai 5 Stelle. Il leader di Forza Italia ha ribadito di non voler alleanze con i grillini, visto che aveva aperto la porta per cacciarli via. Berlusconi ha inoltre sottolineato che secondo un accordo nella coalizione di centrodestra, non ci sarà nessuna possibilità di passaggio da un gruppo all'altro all'interno della stessa coalizione né in Parlamento né nelle amministrazioni locali. Chi cambierà andrà nel gruppo misto.