L'uso di mascherine protettive, soprattutto negli operatori sanitari e in altri gruppi più esposti, è importante per limitare la diffusione della nuova pandemia di Coronavirus. Non tutte le mascherine, però, sono uguali. Le diverse tipologie che si trovano in commercio offrono anche un diverso livello di protezione.

Allo stato attuale le più comuni sono quelle chirurgiche o quelle di tessuto. Le prime servono a prevenire la diffusione del virus da colui che l’utilizza nell’area circostante, proteggendo parzialmente chi l’indossa dalle goccioline di saliva provenienti dalle persone che si trovano nelle vicinanze. Il loro utilizzo è singolo e dovrebbero essere cambiate dopo due ore o prima che si inumidiscano.

Secondo gli standard europei, le uniche mascherine che proteggono dal virus sono quelle con il filtro FFP, che non permette l’inalazione delle gocce e delle particelle sparse nell'aria. Anche in questo caso esiste una categorizzazione in base alla loro efficacia e per quanto riguarda la protezione da Coronavirus solo le maschere FFP2 e FFP3 garantiscono una protezione, anche se il loro utilizzo è al massimo di otto ore.

Essendoci penuria di mascherine protettive sul mercato, molte aziende e individui hanno deciso di produrre maschere di vari materiali. Il livello di protezione dipende dal materiale utilizzato ma in ogni caso non è elevato. Tuttavia può trattenere parzialmente le goccioline rilasciate nell'area circostante quando si starnutisce o si parla. In questo caso, però bisogna lavare la mascherina ogni volta ad un minimo di 60 gradi Celsius.

Per tutti i tipi di mascherina vale il suggerimento di seguire poche e semplici regole per indossarle: disinfettarsi le mani prima di metterle sul viso e cercare di non toccarle mentre di indossano; metterle bene, coprendo naso e mento e non lasciando spazi.

Sciarpe e altre stoffe sono praticamente inutili, visto che si tratta di materiali che difficilmente vengono igienizzati.

Barbara Costamagna

Foto: Reuters
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