I manifestanti, diverse migliaia, accusano il governo di corruzione e di aver, a suo tempo, adottato misure per contrastare la diffusione dell'epidemia, che hanno dato la sensazione volesse sfruttare per una stretta autoritaria, limitando così le libertà. La protesta o meglio le proteste, perché analoghe dimostrazioni pacifiche si sono svolte, anche in altre località, come a Maribor, Celje e Lendava, coordinate dall'organizzazione non governativa Gibanje Ops, Movimento per la Consapevolezza degli abitanti in Slovenia, assieme a numerose altre sigle, che si sono date appuntamento sui social network. I manifestanti contestano al governo di centrodestra la cattiva gestione delle misure adottate durante l'epidemia, le presunte irregolarità e le interferenze politiche nell'approvvigionamento dei dispositivi di protezione personale. Il malcontento che alimenta la piazza è anche l'emendamento alla legge sulla conservazione della Natura che, di fatto, limita la partecipazione delle organizzazioni non governative alle procedure di autorizzazione dei progetti infrastrutturali. In precedenza alle Ong e ai gruppi ambientalisti era riconosciuta la partecipazione all'iter burocratico in nome di un interesse pubblico nella protezione della natura. Nella capitale, ancora una volta, Piazza della Repubblica ha fatto da palcoscenico principale alla manifestazione, ben controllata dagli agenti di polizia che stavolta non si sono limitati a seguire la situazione. Infatti, hanno multato numerosi partecipanti con cartelli recanti scritte offensive. La folla ha risposto all'azione degli agenti, fischiando e gridando "Morte al Fascismo, libertà al popolo". Il motto dei partigiani jugoslavi che combatterono contro gli occupatori tedeschi e italiani durante il secondo conflitto mondiale. Sempre in Piazza della Repubblica è stata disposta anche una raccolta di firme per chiedere le dimissioni del governo. Nei pressi della Camera di Stato, inoltre, i manifestanti, hanno voltato le spalle al parlamento e per protesta sono rimasti due minuti in silenzio. In ogni modo decretata la fine dell'epidemia, sarà la crisi economica, che si prospetta nella seconda parte dell'anno, il vero banco di prova per l'esecutivo di Janša.
Corrado Cimador

Foto: BoBo
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