Il capo dello stato Borut Pahor, in una lettera inviata al presidente italiano Sergio Mattarella, ha espresso preoccupazione a causa di quelle che sono state definite “inaccettabili dichiarazioni di alti esponenti dello stato italiano (…) che vorrebbero far credere che le foibe furono pulizia etnica”.

Dura reazione anche del premier sloveno Marjan Šarec che in un tweet ha parlato di falsificazioni e revisionismo storico senza precedenti, messo in atto da alti politici e persino da funzionari dell’Unione europea. Šarec ha anche aggiunto che il fascismo aveva come obiettivo quello di distruggere il popolo sloveno.

Pronta risposta del leader dell'opposizione Janez Janša che con un altro tweet ha ribattuto a Šarec dicendo che è lui a travisare la storia, sottolienando che il fascismo ed i suoi crimini orribili sono stati smascherati, mentre Mussolini è stato impiccato dagli stessi italiani. "In Slovenia - ha aggiunto Janša - i comunisti sloveni in pochi mesi hanno ammazzato più sloveni che i fascisti in vent'anni".

In una nota il Ministero degli esteri ha parlato di un’interpretazione unilaterale e selettiva della storia, non in linea con lo spirito europeo. Nella missiva si esprime preoccupazione per quelle che sono definite “affermazioni che vanno sulla via del revisionismo storico e non sono in linea con i fondamenti dell’Unione europea, definiti nella Carta di Helsinki sulla sicurezza e la stabilità in Europa”. Per il Ministero degli esteri la base per la comprensione di quanto accaduto durante la guerra ed il dopoguerra sta nella relazione della Commissione storica italo slovena, che ha analizzato i rapporti tra italiani e sloveni dal 1880 al 1956.

Il ministro degli esteri, Miro Cerar, ha precisato che la retorica di Tajani è assolutamente inaccettabile, ma ha anche auspicato la questione si chiuda e non si ripeta più. Nodo del contendere le dichiarazioni sull’Istria e la Dalmazia italiana del presidente del parlamento europeo.

L’eurodeputata socialdemocratica Tanja Fajon ha accusato di revisionismo Tajani, che assieme al capo dello stato Sergio Mattarella e al ministro dell’Interno Matteo Salvini sono stati additati di “risvegliare il fascismo”. La Fajon, insieme all’europarlamentare del Partito dei pensionati Ivo Vajgel, se l'è presa anche contro la mostra sull’esodo organizzata all’europarlamento nei giorni scorsi. Vajgel non mancato nemmeno di protestare vibratamente per la parole di Salvini e Tajani.

ll vicepresidente dei socialdemocratici, Matjaž Nemec, tornando alla cerimonia di Basovizza, ha detto che i rappresentanti italiani hanno parlato di “fatti irreali” presentati in “una luce diversa”. Per Nemec oggi come cent’anni fa si sta rinfocolando il fascismo. Il presidente del partito Dejan Židan invece ha parlato di dichiarazioni che turbano la serenità ed ha invitato, per il bene dei rapporti reciproci, ad interpretare i fatti in linea con il rapporto della Commissione storica mista italo – slovena.

Il deputato capodistriano della Sinistra, Matej Tašner Vatovec ha chiesto al governo di inviare una nota di protesta per le parole di Salvini e Tajani, per i manifesti di CasaPound di fronte alle scuole Slovene di Gorizia e di agire per la tutela della minoranza slovena in Italia.

Alle reazioni dei politici si sono aggiunte anche quelle di personaggi più o meno influenti sui social. A finire nel mirino, fin da venerdì scorso, anche il film Red Land, che narra la vicenda di Norma Cossetto, bollato come una mera operazione di propaganda fascista e di revisionismo storico. Più di un appunto è piovuto anche su Unione Italiana e sulla Comunità autogestita della nazionalità italiana di Isola che il 22 ed il 23 febbraio prossimo organizzeranno una proiezione privata della pellicola.

Stefano Lusa

Tajani alla foiba di Basovizza Foto: Radio Capodistria/Fulvio Sabo
Tajani alla foiba di Basovizza Foto: Radio Capodistria/Fulvio Sabo