Secondo dati provvisori dell'Ufficio statistico nazionale, nel 2018 la Slovenia è stata completamente autosufficiente in materia di prodotti alimentari quali latte, carne bovina e di pollame. Su tutti svetta il latte, che ha raggiunto il 128%. Ciò significa che la Slovenia ha prodotto almeno un terzo in più di latte rispetto al consumo interno. I tassi rilevati, di anno in anno, oscillano considerevolmente poiché vincolati ai cambiamenti nella produzione e nel consumo. E' aumentata inoltre l'autosufficienza di carne ovina, mentre quella suina è rimasta al livello del 2017 a seguito della maggiore crescita della produzione interna rispetto ai consumi. Autosufficienza confermata anche per quanto riguarda uova e miele. Resta di poco superiore al 68% la produzione interna di cereali, mentre non arriva al 50% quello delle patate e rimane sotto il 40% quello delle verdure.

Dati lusinghieri anche dal comparto frutta nel 2018, merito di condizioni climatiche favorevoli, con una produzione al 48%, ben sopra la media degli ultimi cinque anni.

Nel 2018, rileva ancora l'ufficio di statistica nazionale, il commercio di prodotti agroalimentari ha superato i 3,8 miliardi di euro. E' stato influenzato dalle maggiori esportazioni e importazioni, quest'ultime comunque ha segnato una flessione del 5%. Le esportazioni hanno coperto il 57% delle importazioni, in calo di poco più di 3 punti percentuali rispetto al 2017. Il deficit commerciale nel settore agroalimentare ha raggiunto un miliardo di euro.

Alla luce di questi dati, si evince, l'importanza della produzione correlata al territorio che appunto contribuisce all'autosufficienza, basilare in un periodo di crisi epidemiologica, con i mercati internazionali in sofferenza. Nella disperata ricerca della convenienza, spesso a scapito della qualità, ci affidiamo al mercato globale e solo in tempo di crisi volgiamo lo sguardo alla produzione interna, rileva il Ministero delle Politiche agricole, forestali e alimentari. A detta degli esperti sloveni la popolazione non deve preoccuparsi, le scorte di materie prime sono sufficienti e pongono l’accento che in tempo di crisi i consumi alimentari non aumentano come avviene invece nella sanità con il fabbisogno di dispositivi di protezione.

Corrado Cimador

Foto: EPA
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