I senzatetto sono un segmento di popolazione particolarmente vulnerabile e svantaggiato, specialmente in questo periodo. Lubiana è la città che ne ospita il maggior numero in Slovenia.

In sostanza la distribuzione di cibo, vestiti e coperte in città non si è mai interrotta. L'espandersi del coronavirus ha però comportato la riduzione di posti letto nei dormitori. Vari centri diurni e i bagni pubblici risultano chiusi. Di conseguenza, poche decine di persone erano costrette a dormire in strada. In molti versavano in condizioni igieniche complicate, dato che non funzionano nemmeno le fontanelle.

Le associazioni impegnate sul territorio informano però che la situazione è migliorata. E' stato infatti riaperto uno spazio munito di doccia. Alcuni operatori hanno ripreso a erogare servizi minimi di assistenza sanitaria. Inoltre, una decina di giorni fa, il Comune ha messo a disposizione uno spazio attrezzato per ospitare una ventina di persone. Il Comune si impegna a coprire tutti i costi, con le associazioni che promettono di liberare l'immobile al termine dell'emergenza. Gli operatori permettono ai senzatetto di uscire dalla struttura: con sorpresa osservano che gli utenti si allontanano solo per usufruire di pasti o servizi offerti dagli altri enti del territorio, di seguito fanno immediatamente ritorno al dormitorio. Ciò indica che il messaggio di rimanere a casa e la pericolosità di contagiarsi è percepita anche da questo segmento di popolazione, verosimilmente conscio del proprio stato di salute precario.

Guardando al futuro, le associazioni non sembrano pessimiste: sono pronte a continuare a impegnarsi, risolvendo i vari problemi che dovessero presentarsi con un po' di sana improvvisazione. Al netto della relativa carenza di mascherine, disinfettante e altri presidi specifici per la protezione dal coronavirus, non sembra che ci siano necessità troppo diverse dal solito: chiunque abbia voglia di aiutare può offrire donazioni, vestiti, coperte, biancheria e cibo a lunga conservazione.

Antonio Saccone

Foto: Radio Capodistria/Antonio Saccone
Foto: Radio Capodistria/Antonio Saccone