"Solo la storia a lungo periodo ci aiuta a comprendere i cambiamenti e le grandi tragedie", ha detto Kristjan Knez che è partito dalla caduta della Serenissima per arrivare alla lunga stagione di violenze che hanno caratterizzato il nostro territorio, come altre parti d'Europa, nel secolo breve. I nazionalismi e i totalitarismi: quello fascista prima e quello comunista in seguito; la guerra e la rivoluzione, il lavoro diplomatico, i colpi di scena, la designazione dei confini, l'instaurazione del potere popolare, la violenza politica, sono stati alcuni degli argomenti trattati abilmente da Knez che poi si è soffermato sulla resa dei conti, sulle foibe e sull'esodo che, come ad esempio nel caso di Isola, portò la popolazione italiana dal 91% del 1945 al 6% nel 1961. "Si conosce poco e talvolta anche male", ha affermato Knez e ha aggiunto: "Per molto tempo e ancora oggi questi argomenti sono stati oggetto di contrapposizione, di polemica, di sterili e inutili scontri non più ideologici ma di altro tipo; la storia va raccontata tutta, quindi le pagine negative come quelle migliori e soprattutto bisogna stimolare il dialogo, il confronto tra studiosi e dopo, nella divulgazione delle ricerche, un ruolo attivo possono averlo scuole e mezzi d'informazione". Knez ha precisato che dalla fine degli anni Ottanta gli storici, specie quelli italiani e sloveni, hanno fatto un lavoro encomiabile, poi sono stati aperti molti archivi e quindi è stata fatta un'analisi approfondita e molti nodi della storia del Novecento sono noti, le dinamiche sono chiare. "Purtroppo non è stato fatto molto o non si è stati in grado di fare altrettanto a livello divulgativo", ha spiegato ancora Knez secondo il quale occasioni come il 10 febbraio servono per ricordare e riflettere su queste pagine oscure.

Kristjan Knez - Foto: Radio Capodistria
Kristjan Knez - Foto: Radio Capodistria

Della stessa opinione anche Franco Degrassi, presidente dell'Istituto per la cultura istriano- fiumano- dalmata, esule isolano che ha raccontato della sua esperienza in esilio e, nel ventennale dell'istituzione del Giorno del Ricordo, ha precisato: "Fa riconoscere ufficialmente una parte della storia d'Italia e di quanto avvenuto al confine orientale; si tratta inoltre di un risarcimento morale che è stato dato agli esuli e a tutti quelli che hanno sofferto le pene di questa guerra". Il presidente dell'IRCI ha aggiunto: "Noi che abbiamo perso la nostra casa, la nostra terra forse abbiamo sofferto di più, ma credo che sia stato difficile anche per chi è rimasto perché ha perso il contesto nel quale viveva". "Perciò - ha fatto capire Degrassi - questa è un'occasione per ricordare, ma bisogna farlo in modo da superare il dolore, i rancori, le polemiche e qui la strada ci è stata indicata dai presidenti Mattarella e Pahor".

Felice Žiža e Franco Degrassi - Foto: Radio Capodistria
Felice Žiža e Franco Degrassi - Foto: Radio Capodistria

Anche il deputato italiano al Parlamento di Lubiana Felice Žiža ha sostenuto che il punto di svolta è stato l'incontro del 13 luglio 2020 tra i due presidenti a Basovizza. "La maggioranza, ma anche chi ha sempre rifiutato di accettare la storia documentata, quella vera scritta dagli storici, sta pian piano accettando la verità che per alcuni è scomoda", ha detto Žiža convinto che incontri come quello organizzato dalla Dante aiutano a diffondere la verità del secondo dopoguerra. "Perciò è importante continuare su questa strada, che vuole essere la strada della riconciliazione, della pace, della libertà, della convivenza e della collaborazione nella comune casa europea", ha affermato il parlamentare ed ha concluso: "Oggi i tempi sono cambiati ma bisogna insegnare ai giovani la realtà per poter vivere un futuro sereno e in armonia".
Da ricordare infine che l'incontro è stato organizzato dalla "Dante Alighieri", sodalizio che - come ha ricordato la presidente Evelin Zonta - celebra il Giorno del Ricordo dal 2015 in qua. La serata è stata arricchita dalla proiezioni di immagini e filmati storici preparati da Dragan Sinožić.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria