Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa
Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa

Uno studio che parte da lontano, una tesi di dottorato ampliata, che va a vedere come il concetto di cultura si sia sviluppato dalle origini ai giorni nostri. Alla fine, quello che emerge è che l’idea di cultura è una creazione moderna, almeno per come noi la intendiamo oggi, che è servita soprattutto nel centro Europa e nella Mitteleuropa “come legittimazione lo stato”. Repubbliche letterarie, che hanno costruito la propria identità nazionale sulla lingua e sui libri più che su grandi battaglie. Si spiega così perché nella principale piazza a Lubiana c’è la statua di un poeta e non quella di un generale. Un processo diverso rispetto all’Europa Occidentale dove invece, parafrasando Massimo D’Azeglio, si sono fatte le nazioni e poi si è costruita l’identità nazionale. Per far ciò in Europa è servita la cultura è stato necessario guardare al passato e rielaborarlo in chiave di costruzione identitaria.

In America le cose sono andate diversamente. Basta leggere la dichiarazione d’indipendenza, tutta scritta al futuro e al futuro guardano gli americani, proprio per questo, come è stato detto da Ervin Hladnik Milharčič durante la presentazione del volume, se vuoi capire l’America “devi dimenticare di conoscere l’inglese e devi guardarla come un'altra civiltà”. In sintesi “le parole nel vecchio e nel nuovo mondo non hanno lo stesso significato e non lo ha nemmeno la cultura”. Proprio per questo gli Stati Uniti “non hanno un ministero della cultura e non ce l’hanno perché non ne hanno bisogno”, ha spiegato Blaž Kosovel. Al posto dello stato ci sono i mecenati ed al posto delle sovvenzioni c’è il mercato, che ha fatto diventare la cultura popolare americana la colonna sonora e l’immaginario collettivo delle nostre società.

Stefano Lusa