Gli stranieri e il filo spinato stanno diventando un vizio, un trauma, un’ abitudine politica e di costume. Non passa giorno in cui non si parla di minacciosi, pericolosi forešti, come si dice da queste parti. L’ Italia ipotizza un muro lungo il confine con la Slovenia. La Slovenia decide di rafforzare il muro con la Croazia. Questo malgrado il dato secondo cui il flusso di migranti in quest’ area sia diminuito rispetto l' anno scorso.
Le divisioni sono diventate ormai una condizione mentale. La paura nei confronti degli stranieri si insinua ovunque. Qualche giorno fa il presidente del parlamento sloveno, Dejan Židan, in quota Social democratici, ex comunisti, ha dichiarato che ogni lettura di un libro in lingua straniera, quando si ha la possibilità di leggerlo in sloveno, mette a rischio l’ esistenza della nazione. Certo, lo ha detto in un contesto molto specifico, un incontro in parlamento con gli sloveni all’ estero, però una postilla meno catastrofica a dichiarazioni come queste va fatta. E cioè, non sono i libri scritti in altre lingue che mettono a rischio l’ esistenza di una nazione, ma la carenza di traduzioni di letteratura straniera. Che il plurilinguismo sia un valore aggiunto che giova alla salute, lo dice anche la scienza. E infine, non saranno gli stranieri a dare il colpo di grazia all’ Unione europea, bensì il panico, alimentato dai politici, e i fili spinati.

Aljoša Curavić