Foto: Martegani
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“Un uomo di pace e di perdono”: così il sottotitolo del libro scritto da Mario Ravalico definisce don Francesco Bonifacio, prete istriano, dichiarato beato da Benedetto sedicesimo, e ucciso a soli 34 anni nel settembre del 1946 presso Villa Gardossi in Istria, dopo aver esercitato il suo servizio pastorale in molti luoghi simbolo dell’Istria per 10 anni.
Sulla sua sorte ci sono ancora degli aspetti non chiari, ma quello che è certo, e che fu sottolineato anche in occasione della beatificazione, è che fu un martirio di un uomo mite e pacifico, ucciso esclusivamente per il fatto di essere un sacerdote molto zelante nel suo ministero”. “ Un martirio autentico in odium fidei”.

Foto: Martegani
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Alla figura di Don Bonifacio Mario Ravalico ha dedicato un volume, intitolato “Dio ci perdoni tutti, vita del Beato Francesco Bonifacio, un uomo di pace e di perdono”, presentato nella sede dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, nella sala che porta proprio il nome del giovane sacerdote, alla presenza, accanto all’autore, del presidente dell’Associazione, David di Paoli Paulovich, del vicepresidente Giorgio Tessarolo e del vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi.
Una figura, quella di don Bonifacio, che rappresenta un esempio di fede e solidarietà anche ai giorni nostri come ci dice l’autore Mario Ravalico. “Prima di tutto aveva una grande fedeltà all'uomo – dice - : lui era fedele alla sua gente, alla gente che gli era stata affidata, perché prima di tutto era fedele a Dio. Questa sua fedeltà a Dio e alla gente lo ha portato a servire sua la gente fino agli ultimi giorni della sua vita”.

Foto: MMC RTV SLO/Martegani
Foto: MMC RTV SLO/Martegani

Don Bonifacio, ha aggiunto, può essere un esempio anche per i giovani, “perché nella sua brevissimi anni di ministero, due a Cittanova e sette a Villa Gardossi, è stato sempre impegnato con le categorie che oggi definiremmo ‘più fragili’, i malati, i vecchi, i bambini, i ragazzi: con loro ha intessuto rapporti di fraternità e di amicizia, che sono continuati nel ricordo di queste persone negli anni futuri”.

Alessandro Martegani