Foto: Reuters
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"La data del 18 marzo 2020 rimane incisa nella memoria degli italiani". Quello fu il giorno nel quale gli italiani si resero conto dell'emergenza in cui si trovavano a vivere, guardando attoniti l'immagine della colonna dei mezzi militari che a Bergamo trasportavano le vittime falcidiate da un virus allora ancora sconosciuto, che avrebbe causato ancora per mesi morti e sofferenza.

"Alla memoria delle vittime ci inchiniamo", ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando di questa celebrazione nata nel 2021, ha ricordato il capo dello stato, per "ricordare i tanti che non ci sono più e, insieme, l'apporto di quanti hanno contribuito alla salvaguardia della salute collettiva, al funzionamento dei servizi essenziali". Molti di questi hanno addirittura perso la vita per fornire il loro supporto ai malati dell'epoca, operando in condizioni oggi giorno inimmaginabili senza le protezioni necessarie, che al tempo si faticava a reperire.

"Lo spirito di sacrificio, la consapevolezza di sentirsi responsabili gli uni degli altri, che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato di possedere, costituiscono un patrimonio prezioso per le sfide che il Paese si trova ad affrontare, da non disperdere", ha concluso Mattarella.

Oggi in tutto il paese di terranno delle cerimonie per ricordare le persone decedute. Particolarmente significativa è quella di Bergamo, che all'epoca fu il centro del focolaio con migliaia di vittime.

Barbara Costamagna