L’arrivo del coronavirus in Europa ha provocato i prevedibili ma non per questo meno temuti scossoni sulle borse del vecchio continente. Se infatti i mercati statunitensi sembrano ancora tenere, nonostante qualche seduta negativa, quelli asiatici e soprattutto quelli europei hanno perso nel giro di pochi giorni miliardi i capitalizzazione, tornando ai livelli della scorsa estate.
Anche l’ultima giornta di borsa in Europa ha evidenziato vendite a raffica: colpiti soprattutto i titoli delle compagnie aeree, ma anche quelli delle banche per il timore che il blocco dell’economia possa far diventare inesigibili i crediti in mano agli istituti e riaprire una nuova crisi bancaria.
Una situazione che accomuna tutte le piazze europee: Milano è fra le pià negative, ma cedono terreno anche Londra, Francoforte e Parigi.
Non va meglio però in Asia: nonostante gli evidenti segnali di rallentamento del Coronavirus, in Cina, paese che sta cercando di tornare alla normalità, titoli finanziari e i gruppi delle materie prime hanno avuto andamento altalenante per il timore dell'impatto dell'epidemia da Coronavirus, facendo riapparire proprio in chiusura di settimana il segno meno a Tokyo, Hong Kong, Shanghai e Shenzhen. Male anche Seul e Sydney.
Prevedibile in questo scenario il calo del prezzo del petrolio, con il Brent europeo che scende sotto la soglia dei 50 dollari al barile.
Una situazione complessa e che produrrà probabilmente volatilità ancora per qualche tempo, ma all’interno della quale si possono scorgere anche segnali di ripresa, come ha confermato il consulente finanziario Franco Galante nel corso della trasmissione Obiettivo economia.
“Diciamo che quella appena conclusa è stata una delle nove settimane peggiori nella storia degli indici di borsa – dice -: nel mondo occidentale, tra Europa e America, abbiamo avuto discese mediamente nell'ordine del 15 per cento in 5 giorni, il calo il più forte nell'arco di una settimana dopo la crisi del 2008. I mercati sono andati in fibrillazione perché probabilmente non si pensava che il virus potesse arrivare in maniera così rilevante anche in Occidente. Inizialmente probabilmente i mercati credevano che il contenimento del virus fosse legato ai mercati asiatici, ma la diffusione nel mondo occidentale ha creato dei problemi”.
“Tuttavia – spiega Galante - dopo la scorsa settimana, i mercati hanno cominciato a reagire, come era auspicabile in maniera positiva, a rimbalzare come ha fatto l'indice Dow Jones della Borsa americana, balzato di circa 1200 punti, con un rialzo del 5 per ceno, mercoledì ha avuto un altro balzo di 4 punti e mezzo. Nell'arco di due giorni ha recuperato metà della discesa che ha avuto nei 5 giorni precedenti e questo perché sono entrate in campo le banche centrali che hanno lasciato intendere che sono molto attente e sono presenti sul rischio di un possibile rallentamento economico, che inevitabilmente si verificherà, quantomeno nel primo semestre di questo 2020”.
“A dire il vero in Cina ci sono dei segnali di miglioramento: dal giorno in cui in occidente è esplosa l’emergenza coronavirus, il 19 di febbraio, quello cinese è il mercato che si è comportato meglio, perché ha avuto un rialzo del 4,08 pe cento, mentre quelli occidentali, Usa ed Europa, hanno avuto discese mediamente del 7 per cento”.
“In effetti c'è una situazione di recupero - conclude -, però inevitabilmente i mercati azionari, che scontano sempre quello che potrebbe succedere, in questo momento sono in un mood di negatività, perché presumono che ci sarà comunque una contrazione del commercio globale”.

Alessandro Martegani

Foto: EPA
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