Foto: BoBo
Foto: BoBo

Sarebbe del tutto legittima e in armonia con i principi dello stato di diritto la rimozione di 9 membri del consiglio di programma di RTV Slovenia ha dichiarato la ministra della cultura Asta Vrečko a margine del vertice europeo dei ministri della cultura a Bruxelles. Una decisione quella della maggioranza, che ha suscitato grandi critiche da parte dell'opposizione, motivata, ha detto la ministra, da due sentenze definitive del tribunale sulla RTV e dalle rimostranze dei dipendenti che da oltre un anno manifestano il proprio malcontento nei confronti della gestione dell'ente pubblico da parte dell'attuale dirigenza. Un passo, ha continuato, anche per difendere l'autonomia del servizio pubblico. Vrečko ha respinto le accuse del presidente del consiglio di programma Peter Gregorčič secondo cui la rimozione dei consiglieri sarebbe ilegittima.

Per il capogruppo alla Camera di Movimento Libertà Borut Sajovic il direttore generale facente funzioni Andrej Grah Whatmough starebbe portando la RTV al fallimento. Nessuno scenario greco per l'ente radiotelevisivo sloveno ha risposto il direttore generale Whatmough, che ha ricordato che nei due anni del suo mandato grazie alle misure adottate per garantire la stabilità finanziaria all'ente e grazie alla politica sugli esuberi sono stati risparmiati 5 milioni di euro per quanto concerne i costi del lavoro, cosa che non è riuscita a nessuno dirigenza fino ad oggi, ha sottolineando Whatmough che ha sottolineato come, per la primo volta dal 2016, l'ente pubblico abbia chiuso il bilancio in positivo, senza perdite. Il piano 2023 è altrettanto positivo, ha continuato, anche la liquidità sui conti e senza debiti, mentre nel 2024, ha detto ancora il direttore generale saremo in mano dei fondatori, saranno responsabili se la RTV in futuro sarà minacciata da fallimenti o crisi economiche. Il Governo non risponde alle nostre richieste per garantire una stabuilità finanziaria della RTV pertanto ha detto che è stato deciso di fare causa al fondatore per i rimborso dei maggiori costi del lavoro accumulati dal 2018 per un importo di circa 24 milioni di euro. (ld)