Foto: Matjaž Klemenc/UPRS
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"Il dialogo è l'unico vero modo per calmare gli animi. Certo, questo è necessario da entrambe le parti, anche il Kosovo deve fare la sua parte". E' racchiusa in questa frase l'essenza del messaggio che Pirc Musar ha voluto indirizzare alla Serbia in occasione del suo incontro a Belgrado con il collega e padrone di casa, Aleksandar Vučić. Tema principale era la situazione nella regione, in un'ottica di percorso europeo, anche in vista dell'incontro del Processo Brdo-Brioni in programma a settembre e che sarà organizzato proprio dalla Slovenia.
Pirc Musar ha poi offerto una sponda politica a Vučić, indossando in modo virtuale la toga. La presidente slovena ha affermato che, da un punto di vista del diritto, non vede alcun motivo per cui, in conformità con l'attuazione dell'accordo sulla normalizzazione delle relazioni in Kosovo, non dovrebbe essere istituita una comunità di comuni serbi. E poggia su questo presupposto la convinzione di entrambi che il rispetto degli accordi favorirebbe il rasserenamento degli animi, un punto sul quale Vučić si è sentito di ringraziarla, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa serba Tanjug.
Vučić dal canto suo ha espresso l'auspicio che il commercio bilaterale possa raggiungere i due miliardi di euro, a dimostrazione che la Slovenia è uno dei più importanti investitori e partner economici della Serbia. Ma secondo lui margini di crescita ci sono nei campi della scienza e della cultura, non in quelli della libertà di espressione. Rispondendo a una domanda del corrispondente di RTV Slovenija sulle proteste che ormai da alcuni mesi vanno in scena in tutto il paese durante il fine settimana, Vučić ha utilizzato toni sarcastici per sostenere che in Serbia non è come in Europa occidentale, dove le proteste di piazza spesso trovano una risposta massiccia e muscolare da parte delle forze dell'ordine. Il presidente serbo ha detto che il suo paese è libero proprio perché queste manifestazioni si svolgono in modo pacifico e senza incidenti, al punto che lui può essere paragonato a Hitler o Mussolini nella massima libertà di espressione.