Foto: BoBo
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Si è conclusa senza un avvicinamento delle posizioni la seduta straordinaria della Camera di stato dedicata al Patto ONU sui migranti. Il governo sloveno resta deciso a firmare, a dicembre a Marrakech, il documento che mira ad armonizzare a livello internazionale l'approccio nei confronti del tema delle migrazioni. Ma il Partito democratico non demorde e gioca la carta del referendum. La proposta per indire la consultazione è stata inoltrata dall'SDS poco dopo la chiusura del dibattito parlamentare. L’atmosfera si è surriscaldata in parlamento durante la discussione del patto, un documento di 34 pagine, sostenuto dal governo Šarec. L’accordo, non vincolante ai sensi del diritto internazionale, ha scatenato le ire delle formazioni politiche di centrodestra; Partito Democratico, Nuova Slovenia e il Partito Nazionale sostengono infatti che il patto doveva essere trattato prima in parlamento e dopo al governo e non viceversa. L'esecutivo dovrebbe rendere partecipe l'opinione pubblica e la stessa Camera di Stato su tutti i documenti internazionali che hanno come oggetto il tema delle migrazioni, ha detto Janša.

Matej Tonin: Questo accordo è problematico in diversi aspetti. Numerosi paesi confinanti hanno respinto l’accordo e di conseguenza numerosi migranti sulla cosiddetta rotta balcanica potrebbero interpretare la nostra adesione come un chiaro messaggio, invito a venire in Slovenia. In secondo luogo, l’accordo non stabilisce che i migranti hanno l’obbligo di adattarsi alla nostra cultura, stile di vita e leggi e costituzione. Tutt’altro l’accordo punta sul multiculturalismo e sulla necessita di adattarci alle esigenze culturali dei migranti. Noi rispettiamo le culture diverse dalla nostra, ma sono le persone che vengono in Slovenia a doversi adattare e non viceversa. E infine l’ultimo aspetto che reputo inaccettabile è la mancata distinzione tra migrazioni illegali e legali. Chi entra illegalmente nel paese deve essere posto in stato di fermo.

Reporter: I proponenti puntano però sul fatto che l’intesa non è vincolante

Matej Tonin: Questo punto rappresenta un inganno dell’opinione pubblica. Il testo nei sui 45 punti fa intendere che i paesi che lo sottoscriveranno si impegneranno a farlo rispettare. Se fosse vero il contrario, non vedo l’utilità di questo accordo. La legislazione nazionale in materia è chiara.

Reporter: Particolarmente duro Zmago Jelinčič del Partito Nazionale

Zmago Jelinčič: Non possiamo in alcun modo permettere che l’Europa venga occupata dai migranti. La storia europea è chiara sul tema delle migrazioni di massa. Credo sia difficile trovare un interlocutore in gradi di affermare che Gengis Khan o Attila abbiano portato lo sviluppo in Europa. Io ritengo che certe lobby stanno lavorando per portare alla rovina l’Europa e lo stanno facendo attraverso questa interpretazione del multiculturalismo. L’obiettivo è chiaro la fine della civiltà europea e dei suoi valori. Mi chiedo perché paesi quali l’Arabia Saudita o il Qatar non partecipano a queste azioni umanitarie. Ma la risposta è chiara, anche loro si rendono conto che le migrazioni sono la rovina degli stati.

Reporter: Il Patto è stato sostenuto dal governo Šarec, con la motivazione che si tratta di un accordo non vincolante, quindi non viola la sovranità del paese. Anche il Comitato parlamentare agli esteri ha dato luce verde all'adesione della Slovenia bocciando le raccomandazioni proposte dall’Sds.I partiti che hanno indetto la sessione straordinaria ritengono inoltre che deve essere l'Onu e le istituzioni Europee a cercare una soluzione alla fonte delle migrazioni. Il Ministro degli esteri, Miro Cerar ha ribadito che il documento non è vincolante. La Slovenia firmerà l’accordo a Marrakesh il prossimo mese, ha annunciato Cerar, dicendo che oltre alla Slovenia sono 150 i paesi che vi aderiscono per affrontare congiuntamente la problematica. Si tratta di un documento vincolante solamente in un’ottica politica, spiega Cerar.

Miro Cerar: Sono molto preoccupato dal livello della cultura politica alla quale stiamo assistendo in questo momento. Ho sentito parlare di tradimento e altri termini che hanno l’obiettivo di intimorire i cittadini. Il governo appoggia l’accordo in quanto la Slovenia non è in grado di affrontare da sola il fenomeno migratorio. Il rischio di restare isolati è alto, dobbiamo di conseguenza aderire agli accordi internazionali. Oggi ho assistito alla pericolosità dell’insorgere di fenomeni populistici di estrema destra ma anche sinistra che hanno lo scopo di intimorire le persone con argomentazioni false. Il tutto con l’obiettivo di guadagnare punti politici. Il governo è coeso nel sostenere l’accordo globale in quanto è utile per la Slovenia e non prevede ingerenze di alcun tipo e continueremo a condurre la nostra politica sul tema delle migrazioni. I rappresentanti dell’SDS che parlano del futuro della Slovenia nel 2016 sono scesi in piazza per creare un clima di terrore quando sul suolo vi erano poche centinaia di migranti, perlopiù bambini. La storia si sta ripetendo, attualmente abbiamo poche centinaia di migranti, i nostri confini sono controllati e la Slovenia è un paese sicuro. Sono preoccupato da queste posizioni populistiche radicali che stanno prendendo piede. Ci stanno allontanando dai problemi reali, siamo un paese Ue che deve pensare allo sviluppo e non a queste strumentalizzazioni demagogiche. È giusto che i cittadini si rendano conto che l’accordo è nell’interesse della Slovenia ed è volto alla lotta all’immigrazione clandestina. Non inciderà sulla nostra sovranità, sempre nel rispetto degli accordi internazionali.

Reporter: Ricorderemo che a suo tempo il Patto era stato sostenuto da tutti i paesi dell'Unione Europea, ad eccezione dell'Ungheria. A Budapest si sono poi aggiunte Austria, repubblica Ceca, Bulgaria e la Polonia. Tra le grandi potenze da segnalare che gli Stati Uniti non hanno nemmeno partecipato alla stesura del testo. Questo è suddiviso in 23 punti volti a garantire una maggiore sicurezza dei flussi migratori, viene precisato. Dinanzi al parlamento si sono date appuntamento circa 200 persone, molte delle quali su invito dello stesso Janša, per protestare contro l’accordo. Slovenia agli sloveni e No all’accordo globale, gli slogan scanditi.