Mondo politico sloveno diviso sull'operazione finanziaria che ha portato lo stato a vendere anche l'ultimo degli istituti di credito di cui era proprietario. Per il premier Šarec la vendita rappresenta un passo importante per lo sviluppo sia della Nova Ljubljanska Banka, dove comunque lo stato continua a mantenere una quota del 25 percento piu' una azione, che della Abanka. "Ma rappresenta un punto di svolta in quanto la Slovenia ha cosi' ottemperato agli impegni in tema di privatizzazione delle banche assunti nei confronti della Commissione europea". Critico il partito democratico di Janša: "La vendita di Abanka - ha detto il capogruppo Logar - e' la conseguenza della cattiva gestione dell'elite politica che negli scorsi anni ha determinato il buco miliardario accumulato dalle banche, che ha poi richiesto il maxisalvataggio del sistema bancario. Per Nuova Slovenia quella della vendita di Abanka e' "una buona notizia soprattutto dal punto di vista della credibilita'". Una operazioe conclusa nonostante determinate pressioni politiche. I social-democratici ritengono che ormai e' tardi, la Abanka e' stata venduta perche' la Slovenia, in passato, non ha fatto abbastanza per tutelare gli interessi nazionali". Rammarico per la vendita e' stato espresso dal partito del centro moderno. Per il Desus, una mancata vendita avrebbe significato dover restituire gli aiuti di stato autorizzati a suo tempo da Bruxelles per salvare le banche slovene. Il partito Alenka Bratušek parla di decisione scontata. Dura la Levica-Sinistra: vendita conseguenza dell'inattivita' del governo. Stamane il coordinatore del Partito, Luka Mesec, ha annunciato di voler sottoporre agli organismi interni se abbia senso o meno proseguire la collaborazione con l'atuale coalizione, proprio dopo la vendita della Abanka. A luglio ne discutera' il consiglio del partito. La formazione politica era decisamente contraria anche alla privatizzazione della NLB.

Delio Dessardo

Foto: BoBo
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