Il volume presentato dai due autori, il giornalista free lance Matteo Tacconi e il fotografo Ignacio Maria Coccia, propone nei suoi 14 capitoli di testo e 90 di foto il risultato di un lungo viaggio che i due autori hanno compiuto per le coste e isole adriatiche. Il viaggio, durato da settembre 2015 fino ad aprile 2017 è nato con l'obiettivo di ricercare lo spirito del mare Adriatico. Un mare asimmetrico e denso di contrasti, ma anche molto intimo e familiare, spiega Matteo Tacconi
Matteo Tacconi: Io e Ignacio lavoriamo insieme da tanti anni e in ogni nostro viaggio precedente ci eravamo detti che prima o poi avremmo dovuto affrontare il tema dell’Adriatico. Fondamentalmente per un paio di motivi. Il primo perché secondo noi l’Adriatico viene raccontato in una maniera retorica, cioè il mare che unisce. Ma in realtà è un mare che ha diviso e continua a farlo. E noi abbiamo visto con i nostri occhi le cose che in questo mare tengono separati. Il secondo motivo invece è un tentativo di restituire dignità all’Adriatico, perché’ molto spesso i grandi viaggi nei mari sono ambientati nel Mediterraneo o Atlantico. Secondo noi invece l’Adriatico è talmente ricco di storia e di storie che andavano riscoperte.
Reporter: Avete detto cha va ridefinito il concetto di senso di appartenenza all’Adriatico
Matteo Tacconi: Vuol dire cercare di raccontare l’Adriatico non più attraverso la vecchia chiave di lettura. Ovvero il mare che fu di Venezia. È ovvio, le tracce lasciate da Venezia sono talmente tante, che non poi non vederle e interiorizzarle. Però ce un tentativo di raccontare il mare per come ogni citta e ogni popolo che si affaccia sull’Adriatico lo vive oggi. Se vai in Albania non lo puoi raccontare con la lente di Venezia.
Reporter: Perché il sale è uno degli elementi principali del suo volume
Matteo Tacconi : Perché’ il sale era il petrolio di tanti anni fa. Molte città e comunità sono prosperate attraverso il sale. Perché’ il sale testimonia il fatto che vecchie attività storiche dell’Adriatico e di tutti i mari vengono meno. Nel periodo in cui viviamo, nell’economia contemporanea, lavori come quello delle saline e della stessa pesca che soffre molto evaporano un’po’ e vengono sostituiti dal turismo. Per cui nel nostro viaggio siamo andati alla ricerca dei luoghi dove ancora si raccoglie il sale alla vecchia maniera, come a Sicciole per esempio.
Reporter: L’Adriatico è romantico e malinconico, perché
Matteo Tacconi: È romantico e malinconico perché’ ha una luce particolare molto spesso viva ma anche opaca. È un mare dove si sente fortissima l’eco della storia, È un mare che può essere contemplato per ore. Malinconico inteso in una accezione positiva, può essere anche un mare vivo e festoso.
Reporter: Le sostiene che comunque l’Adriatico sia stato trattato relativamente meno, rispetto al Mediterraneo
Matteo Tacconi: È stato trattato di meno, secondo me, dal lato italiano, perché sul confine orientale è presente ancora questo forte tabù. Per altri aspetti penso che ci sia appunto un’idea sbagliata di pensare all’Adriatico a un Mare stretto e Minore. Se lo paragoniamo al Tirreno la ricchezza in termini storici e culturali è probabilmente maggiore, basti pensare a Venezia che è presente fino alla Dalmazia e Durazzo. Per come la vivo io, per me Venezia è un eco lontana. È inevitabile pensare al retaggio di Venezia, ma l’Adriatico ora deve essere raccontato in una chiave contemporanea.
Reporter: Cosa è la Koine’ Adriatica
Matteo Tacconi: La Koine Adriatica è stata trattata dallo storico Sergio Anselmi che ha scritto diversi libri ed ha insegnato ad Ancona. Si tratta di una comunità adriatica. Vuol dire che da nord a sud e da esta a ovest ognuno vive la propria baia adriatica, contempla il proprio specchi di Adriatico. È un modo simile di vivere e contemplare l’Adriatico
Sentiamo ora Kritijan Knez, Presidente della Società di studi storici e geografici
Kristijan Knez: Credo sia interessante parlare dell’Adriatico in una chiave diversa, come quella emersa dal volume. In una chiave antropologica, toccando con mano i luoghi e le terre di un mare comune anche con le storie minime in cui il passato e la storia s’intrecciano e intersecano con le attività di ogni giorno. Non è un libro turistico, di storia o per gli amanti della nautica, ma propone questo spazio geografico con occhi diversi. Con l’occhio del fotografo, del giornalista, la sensibilità del cronista che in fasi diverse ha toccato le sponde di questo mare.

Dionizij Botter

Foto: BoBo
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