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"Se non è un errore, abbiamo un problema molto più grande nel Paese". Ad affermarlo è stata l'associazione dei pedagoghi che si è detta fortemente turbata dalla proposta del governo relativa alle categorie salariali nel settore pubblico, secondo la quale i consulenti scolastici negli istituti di ogni ordine e grado dovrebbero partire da una posizione salariale base di tre gradi inferiore a quella degli insegnanti e degli educatori. Una chiara svalutazione del loro lavoro, che andrebbe invece rafforzato per evitare tragedie come quella avvenuta qualche mese fa in una scuola di Belgrado. Una iniziativa che sembra tra l'altro ancora più assurda visto che subito dopo questo tragico evento che aveva colpito l'opinione pubblica slovena, il governo si era detto intenzionato a lavorare per aumentare il sostegno psicologico ad alunni e studenti degli istituti scolastici sloveni, dove proprio i consulenti sono coloro che si occupano di questi aspetti.

“È estremamente difficile trovare una spiegazione razionale sul motivo per cui il governo abbia preso una tale decisione, di certo non abbiamo ricevuto una spiegazione seria", ha commentato Branimir Štrukelj, capo della confederazione dei sindacati del settore pubblico. I consulenti dovrebbero, infatti, rientrare nella categoria salariale degli insegnanti, visto che per svolgere questo lavoro è richiesto lo stesso livello di istruzione (per gli educatori, invece, è richiesto addirittura un livello di istruzione inferiore).

Al di là di questo si tratta di un lavoro fondamentale poiché "il consulente rappresenta un anello di congiunzione" tra scuola e famiglia, ha affermato Tina Rezar dell'Associazione dei consulenti scolastici della Slovenia, augurandosi che si decida di riconoscere anche con la categoria salariale la loro professionalità.

Il Ministero della pubblica amministrazione ha ricordato che la contrattazione è ancora in corso e che quindi il Governo non si esprime in merito, lasciando la porta aperta al compromesso. Nonostante la richiesta di intervenire silenzio, invece, dal Ministero dell’istruzione.

Barbara Costamagna