Foto: Reuters
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Non si tratta soltanto di tener fede ad una promessa presentata come una svolta epocale dal governo; il rinvio dell'esame della legge sul clima è un'altra delle tante occasioni perse nel campo della politica contro i cambiamenti climatici, sono convinte le organizzazioni non governative. Il disegno di legge doveva venir affrontato qualche settimana fa dal Consiglio dei ministri, all'ultimo momento è stato però tolto dall'ordine del giorno con la motivazione che erano necessarie ulteriori armonizzazioni all'interno della coalizione, il testo sarà comunque sul tavolo a breve, hanno assicurato. “Vorremmo che venissero tagliate le sovvenzioni per i combustibili fossili e i miliardi spesi per importare questi combustibili destinati piuttosto ai nuclei familiari e alle aziende per adeguarsi ai cambiamenti climatici. Di una legge abbiamo però bisogno subito, in quanto ogni rinvio significa ulteriori danni per le persone, soprattutto quelle più fragili, per l'economia e per l'ambiente”, avvertono le ong. La normativa rappresenta tra l'altro un'importante base giuridica per adeguarsi alle direttive europee, che comportano ulteriori obblighi. Al contempo, significano nuovi mezzi finanziari dai fondi europei per la transizione ecologica.
Secondo le ong, la Slovenia, invece di sostenere attivamente i provvedimenti a livello europeo a difesa del clima frena, proprio con il rinvio della legge, l'attuazione della politica comunitaria e mette a rischio anche la possibilità di accedere ai fondi e rischia pesanti sanzioni. In base a calcoli dell'Agenzia europea per l'ambiente, la Slovenia figura tra i paesi che subiscono i danni maggiori per i cambiamenti climatici. Tra il 1980 e il 2023, 8.700 euro pro-capite. Nonostante la modesta superficie geografica e una relativamente bassa percentuale di emissioni inquinanti, la Slovenia è tra i paesi più esposti ai cambiamenti climatici.

Delio Dessardo