Matteo Renzi Foto: Reuters
Matteo Renzi Foto: Reuters

Si attendeva un cambiamento profondo nel panorama politico, ma forse non di questa misura. Nessuno ha i numeri per governare in Italia, Movimento 5 stelle e Lega hanno ottenuto un risultato che va al di là delle attese ma la notizia del giorno paradossalmente è il crollo del Pd: nel centro sinistra è stato l'unico partito a superare il tre per cento, è rimasto sotto il 20, perdendo sei punti rispetto al 2013. Il partito di Renzi è uscito malissimo anche nelle sfide uninominali, con l'eccezione di Toscana, Trentino alto Adige e parte dell'Emilia Romagna, e vittime eccellenti come i ministri Minniti, Pinotti, e Franceschini. Male, appena sopra il tre per cento, anche Liberi e uguali a testimonianza delle difficoltà della sinistra nel paese. Numeri che hanno aperto quella che si profila come una resa dei conti nel Pd, e che hanno portato alle dimissioni di Matteo Renzi. Il segretario ha avuto ore di colloqui con i fedelissimi che lo avrebbero spinto a continuare, ma la portata della sconfitta era troppo larga per fare finta di nulla, e Renzi, rivendicando i risultati del governo di centro sinistra, ha annunciato la volontà di lasciare dopo la formazione di un governo, e di aprire una nuova fase congressuale. "Si tratta - ha detto - di una sconfitta netta, che ci impone di aprire una pagina nuova all'interno del Pd, ed è ovvio che io debba lasciare la guida del Partito democratico". Renzi ha anche confermato che il Pd rimarrà all'opposizione senza inciuci con gli avversari, e rifiutando ogni rapporto con forze considerate estremiste, ma ha anche dettato la linea interna, escludendo soluzioni di transizione.