Trieste Foto: Reuters
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Il suo percorso umano e intellettuale per vari aspetti precorritore dei tempi e ancora oggi esemplare è ricostruito nel volume di Giacomo Scotti "La prima donna rossa istriana", uscito nelle edizioni Vita activa della Casa internazionale delle donne di Trieste.

Ripensare oggi a Giuseppina Martinuzzi, maestra, giornalista e scrittrice, pioniera del socialismo adriatico vissuta fra la l'Istria e Trieste, vuol dire ricordare una donna coraggiosa e straordinaria, che tra Otto e Novecento dedicò le sue energie alla scuola, all'azione politica, al giornalismo, alla letteratura animata da un unico scopo: 'istruire i figli del popolo', cercando di infondere nei giovani, negli operai, nelle donne, l'amore per la giustizia e per il progresso dell'umanità. E' il ritratto che ce ne consegna lo scrittore Giacomo Scotti in un libro che si pone a metà strada fra il saggio e il racconto, frutto di minuziose ricerche d'archivio condotte in Istria e a Fiume, e di una dedizione alla 'pasionaria' di Albona che l'autore coltiva ormai da lunghi anni. "Nella mia vita - spiega Scotti - ho avuto sempre un grande rispetto per le donne. E quando, facendo il giornalista, ho scoperto questo grande personaggio istriano me ne sono innamorato. Cominciando a scavare negli archivi per saperne molto di più".

Titolo forte, e anche un po' provocatorio, "La prima donna rossa istriana", ma che rispecchia la missione assunta dalla Martinuzzi diventata socialista dopo la militanza nell'associazionismo nazionale di ispirazione mazziniana, osserva la storica Silva Bon, che fa parte dello staff della casa editrice Vita activa. "Abbiamo pubblicato questo libro proprio perché parla di una donna, di una donna emancipata che propone dei modelli di valorizzazione, di implementazione delle possibilità delle donne, e soprattutto della loro causa di progressione sociale".
Un altro aspetto ancora rende interessante il percorso umano e intellettuale di Giuseppina Martinuzzi a distanza di un secolo: il suo rifiuto di accettare la contrapposizione fra italiani e 'slavi'. Ci tiene molto a sottolinearlo Giacomo Scotti: Giuseppina Martinuzzi si battè per la causa di tutti gli oppressi, a qualsiasi nazionalità essi appartenessero. "Oggi che croati e sloveni sono in posizione completamente diversa, è bene sottolineare come una grande italiana di queste terre si sia battuta per i loro avi. Ora sono loro a doversi battere per i diritti delle minoranze etniche, e tra queste gli italiani autoctoni rimasti".