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Uno dei principi di base del calcio moderno è semplice. All'aumentare del numero di partite aumenta il numero di spettatori e telespettatori. Il che accresce sia il potenziale dello sport quale linguaggio ecumenico universale che gli interessi in gioco. Specialmente in eventi come la Champions League, che rimane tra le massime espressioni di quello che molti considerano» il gioco più bello del mondo«. Perché in fondo tutti, di fronte a una partita di pallone, indipendentemente dal livello, dalla qualità del gioco e dai risultati, ci fermiamo almeno per un istante a dare un'occhiata.

Il volume dei fatturati è sotto gli occhi di tutti. Per cui chi organizza questo torneo – la UEFA – e chi lo trasforma in uno degli eventi più affascinanti del mondo – i club – stanno dialogando affinché gli interessi delle due parti collimino. La prospettiva sembra quella di tornare a tre coppe europee, come succedeva fino al 1999 (anche se ai tempi partecipavano meno squadre e si giocava di meno). L'idea è di evitare situazioni grottesche come quelle che si verificano in altri sport come la pallacanestro, dove qualche settimana fa Milano si ritrovava ad affrontare lo Žalgiris Kaunas in Eurolega nella stessa giornata nella quale l'Italia affrontava la Lituania: è una delle conseguenze del conflitto tra i club e la Federazione Internazionale, che organizzano rispettivamente l'Eurolega (che di fatto raccoglie il meglio del basket continentale) e la Champions League (cui partecipano »gli altri«).

Il problema è che il »calcio moderno« tende a diventare sempre più prevedibile, con i »grandi« che spesso »uccidono« le competizioni, lasciando poco spazio ai »piccoli«. Ciò rende le competizioni meno attraenti. I grandi club – di fatto – sono aziende in grado di raggiungere audience sempre più globali, parlando sia al cuore che alla testa delle persone, meccanismo allettante per molti marchi globali. Per cui varie dinamiche economiche e commerciali impattano sempre più il piano sportivo. Scorrendo la lista Deloitte Football Money League 2017/18, che ordina i club in base ai ricavi, si scopre che dodici delle prime sedici squadre sono agli ottavi di Champions League. Arsenal e Chelsea sono già qualificate ai sedicesimi di Europa League. L'Inter – che è quindicesima – è l'unica ad aver mancato la qualificazione in Champions proseguendo in Europa League (avrebbe estromesso Tottenham o Barcellona). Chiude il quadro il Leicester, quattordicesimo, che essendosi piazzato nono nell'ultima Premier, non partecipa alle Coppe.

La ripartizione delle risorse rimane un punto critico. Laddove vengono distribuite con maggiore equità, per esempio nella Premier League o nella Bundesliga, sembra esserci un maggiore equilibrio, il che rende le competizioni più interessanti. Laddove invece le squadre principali tendono a mangiare la fetta più cospicua della torta, si assiste a monologhi dei primi della classe. La diversità delle entrate sembra essere un altro fattore rilevante: nei sistemi dove c'è una maggiore diversificazione l'equilibrio sembra maggiore rispetto ai contesti nei quali i diritti tv e/o le entrate relative alle partecipazioni alle competizioni europee rappresentano una fonte sostanziale di introiti (per esempio in Croazia).

Dall'altra parte, guardando per esempio alla scorsa stagione, è sotto gli occhi di tutti l'impresa della Roma che, in barba ai fatturati, ha sbattuto fuori il Barcellona arrendendosi solo in semifinale al Liverpool (per un solo gol di scarto, con tanto di polemiche arbitrali: a proposito, tra poco ci sarà il VAR). Nonostante la squadra sia stata smembrata dalle cessioni di Alisson, proprio al Liverpool, Nainngolan e Strootman, i giallorossi sono riusciti a centrare comunque la qualificazione con un turno di anticipo. Se avessero almeno pareggiato contro il Victoria Plzen, si sarebbero imposti in un girone che deve aver lasciato tanto tanto amaro in bocca al CSKA Mosca, che si ritrova fuori dalle coppe pur avendo battuto DUE VOLTE il Real Madrid. Assieme alla Roma, le altre »intruse« sono l'Ajax (protagonista di un campionato nel quale le »big« hanno girato parte delle risorse alle »piccole«), il Porto e il Lione.

Il crescere degli impegni infittisce i calendari e genera difficoltà, specialmente ai »comuni mortali«, rendendo più complicata la preparazione dei calciatori (sia sul piano fisico-atletico che tattico). Emblematica in questo senso è la stagione della Roma: complici anche alcuni infortuni, la squadra fatica in campionato ma tiene in Europa. Difficoltà che non sembra avere la Juventus, che secondo Allegri è una squadra »brava a scegliere le partite da perdere«: nonostante il 2-1 patito a Berna, i torinesi chiudono in testa il proprio girone. I bianconeri sono lanciatissimi anche in campionato, dove in quindici partite hanno messo assieme quattordici vittorie e un pareggio, con un solido vantaggio di 8 punti sulla seconda. Alla Juventus probabilmente »manca qualcosa« per imporsi in Europa: i maligni si riferiscono ai presunti favori arbitrali che abbonderebbero in Serie A, gli altri allo spessore della squadra e della società rispetto alle »big« europee. Dal canto loro, i bianconeri vanno avanti per la loro strada, forti di aver ingaggiato di recente uno dei migliori attaccanti al mondo, con cui sperano di aver colmato il gap. Di sicuro, si cresce dal punto di vista aziendale: dal 27 dicembre si entrerà nel FTSE MIB, indice azionario della borsa italiana che include le 40 aziende italiane più liquide e capitalizzate.

Probabilmente quel »qualcosa« che manca alla Juventus manca anche alle altre italiane. Il Napoli, che rimane nella storia per aver mancato una qualificazione con 12 punti, si ritrova ancora una volta terzo per un nonnulla, ancora una volta in un girone difficile. I partenopei avevano provato a fare un passo avanti con l'ingaggio di Ancelotti, tecnico che sembra avere un conto aperto con il Liverpool (che vince 1-0 spedendo i partenopei in Europa League). Quello dell'Inter sembra invece più un harakiri: visto il pareggio tra Barcellona e Tottenham, con una serie di legni centrati dai blaugrana, sarebbe bastata una vittoria a San Siro contro il non irresistibile PSV (allenato dall'ex Milan Van Bommel).

Agevolato dalla prospettiva di schierare direttamente quattro squadre in Champions, il calcio italiano era a un punto di svolta. Dopo una stagione nella quale si è lottato per titolo, piazzamenti europei e salvezza fino alle ultime battute (dopo anni maggiormente monotoni) si fa ancora fatica a stimare il valore di un campionato che, avendo accarezzato la prospettiva di portare per la prima volta nella storia quattro squadre agli ottavi di Champions League, si risveglia oggi con un po' di amaro in bocca. Malessere che potrebbe essere alleviato dal Milan: se i rossoneri dovessero far risultato in casa dell'Olympiakos (vincere, pareggiare o perdere con un gol di scarto o due, a patto di segnare almeno due reti), l'Italia porterebbe sei squadre oltre la fase a gruppi nelle due competizioni.

E sarebbe comunque un ottimo risultato. Indipendentemente dai fatturati, dei quali in fondo ci curiamo poco. Nonostante tutto, nel suo essere rotondo, il pallone continua a farci emozionare, divertire e distrarre. Forse perché ci riporta inesorabilmente all'infanzia. O forse perché rimane una fonte inesauribile di sogni e di illusioni. O forse perché continuiamo a sperare che, almeno su un campo da calcio, Davide possa davvero battere Golia.

Deloitte Football Money League 2017/18

Posizione, Club, milioni di €, competizione

  1. Manchester United, 676, Champions League
  2. Real Madrid, 674, Champions League
  3. Barcellona, 648, Champions League
  4. Bayern Monaco, 587, Champions League
  5. Manchester City, 527, Champions League
  6. Arsenal, 487,Europa League
  7. Paris Saint Germain, 486, Champions League
  8. Chelsea, 428, Europa League
  9. Liverpool, 424, Champions League
  10. Juventus, 405, Champions League
  11. Tottenham Hotspur, 355, Champions League
  12. Borussia Dortmund, 332, Champions League
  13. Atletico Madrid, 272, Champions League
  14. Leicester, 271 -
  15. Inter, 262, Europa League, terza in Champions League
  16. Shalke 04, 230, Champions League

Altre squadre qualificate agli ottavi di Champions League: Porto, Ajax, Lione e Roma.