Migliaia di persone, ogni giorno, si muovono lungo la rotta balcanica, nonostante gli accordi internazionali firmati tra Europa e Turchia. Molte persone rimangono inoltre bloccate in Bosnia e Serbia, e da lì tentano di attraversare i confini, con ogni mezzo.
Con il presidio a pochi metri dal Consolato croato di Trieste, una ventina di persone appartenenti all'Assemblea No Cpr – No Frontiere ha voluto denunciare i soprusi della polizia croata, supportando le accuse di violenza con alcune foto scattate lungo il confine serbo-croato, dove si potevano vedere persone con segno di manganellate e pestaggi.
Un'azione che puntava a far conoscere questa situazione alla cittadinanza, visto che i media non ne parlano, come ci ha spiegato una delle organizzatrici del presidio, Sara: “il punto che volevamo mettere in luce che è vero che, le rotte via Mare, le rotte nel Mediterraneo, sono al momento bloccate, foriere di morte e sono sostanzialmente cimiteri a cielo aperto. C'è però un'altra rotta di migrazione che è la rotta balcanica, di cui purtroppo non si parla e che è a sua volta foriera di dolore di morte perché ci sono persone che ci stanno morendo sulla rotta e di abusi polizia di ogni tipo e noi siamo qua proprio per cercare di rompere questo muro di silenzio. Gli episodi di violenza sono pressoché quotidiani; non c'è quasi persona che abbia percorso la rotta balcanica che non sia stata vittima o testimone di violenze e di abusi. Non è per la polizia croata l'unica, questo va assolutamente detto, però si distingue sicuramente per brutalità e per anche costanza. Io ho conosciuto nella mia vita persone che sono state respinte dalla polizia croata fino a 15 volte, persone derubate, picchiate, con i telefoni distrutti, famiglie separate e questa è una assoluta costante, non si tratta di alcuni episodi. Alcuni episodi, certo, sono stati documentati ma ripeto, di fatto è la prassi e lo è sostanzialmente perché questo è un ruolo che la Croazia, intesa come stato chiaramente, non come i suoi cittadini, si è assunta rispetto all'Europa. L'Unione Europea paga e paga tanto, per questo le frontiere sono sempre più “esternalizzate”. La Croazia in questo senso ha un ruolo, ma un ruolo in questo senso ce l'ha la Grecia, i campi vengono esternalizzati in Libia ma anche in Turchia, quindi si tratta chiaramente di una catena di comandi e di responsabilità che è ben più ampia dello semplice stato o della semplice polizia croata, che in questo caso si limita a eseguire molto molto molto bene i suoi compiti «.

Davide Fifaco

Foto: Radio Capodistria /Fifaco
Foto: Radio Capodistria /Fifaco