Il Ministero della Salute aveva proposto, per calmare le acque, un'integrazione all'accordo generale, in base alla quale il tetto per respingere l'assistenza a nuovi pazienti sarebbe stato fissato a quota 1895 persone, la stessa stabilita per il 2019 proprio dall'intesa firmata e che ha portato ad una interruzione temporanea dello sciopero. E' però arrivato l'altolà dell'istituto nazionale per l'assicurazione sanitaria, che ha respinto il compromesso già raggiunto; lo ha definito un obiettivo irraggiungibile, in quanto servirebbero quasi 300 medici aggiuntivi, che al momento non sono reperibili. Ha invece proposto di utilizzare, come base di carico, la media fissata già negli scorsi anni, ovvero 2.417 pazienti. Una media che, peroò, ha avuto come conseguenza oberare ulteriormente le Case della Sanità, già ai limiti, ed è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Medici di famiglia sul piede di guerra, con minacce di cessazione della loro attività. E' quanto successo a Kranj, dove i medici di base hanno rassegnato le dimissioni collettive. Se entro fine maggio non verrà trovata una soluzione, cioè se non verrà confermata l'integrazione, li seguiranno i medici di base di Celje e, a partire da giugno, anche quelli di Maribor e Ptuj. Si spera comunque in una schiarita; qualora l'integrazione non dovesse venir armonizzata all'arbitraggio del 6 maggio, alla presenza del Ministro della Salute, Aleš Šabeder, una decisione verrà presa dal governo, ad una riunione che dovrebbe tenersi già il 15 maggio, quindi entro la decorrenza dei termini per l'entrata in vigore delle dimissioni collettive dei medici di Kranj.

Delio Dessardo

Foto: BoBo
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