Oriana Girotto, coordinatrice dei programmi del Miniteater, ha accettato di presentarci la sesta edizione del Festival della Tolleranza (in sloveno Festival Hiša Strpnosti). La rassegna, che si apre questa sera a Lubiana, prosegue fino a Venerdì 6 Marzo 2020.

Che cosa è il Festival della Tolleranza?

"E' un festival in cui vengono presentati vari film, quest'anno saranno 21 in 24 proiezioni, che parlano della tolleranza e dell'intolleranza, di quanto sia importante sia riconoscerla che essere tolleranti. Cerchiamo di trattare un po' tutti i temi, quindi per esempio la discriminazione relativa all'età, alla classe sociale, alla religione, all'orientamento sessuale e vari altri temi. Ogni giorno abbiamo quattro proiezioni in programma, più altri eventi culturali".

Qual è il pubblico di riferimento?

"Il pubblico, soprattutto per quanto riguarda la mattina, sono prevalentemente i ragazzi: il Festival è pensato come uno strumento di educazione soprattutto per i giovani. Alla mattina abbiamo gruppi di scuole, prevalentemente le superiori ma anche le università, di pomeriggio invece chiunque voglia pu venire. L'ingresso è gratuito, ma bisogna prenotarsi sul nostro sito in anticipo. La reazione delle scuole è molto positiva, siamo già al sesto anno, per cui ci chiamano in anticipo chiedendoci i titoli dei film: anche i professori e i presidi sono molto contenti di questa iniziativa perché dopo le proiezioni abbiamo sempre delle tavole rotonde, nelle quali cerchiamo di far dialogare i ragazzi con delle persone che sono state vittime di discriminazione, in particolare relativamente ai temi trattati nel film visto un attimo prima. A volte coinvolgiamo anche personaggi famosi, magari immigrati che hanno fatto successo, e così via. Per esempio, avremo un film che parla proprio della discriminazione nello sport, subito dopo ci saranno alcuni sportivi africani che giocano a calcio nelle squadre slovene. Queste discussioni sono importantissime: i giovani fanno molte domande, noi cerchiamo di dare le risposte più competenti possibile".

Perché proponete questo tipo di contenuti?

"Con i tempi che corrono, mi pare evidente che la discriminazione stia diventando una cosa sempre più tollerata. Tollerare l'intolleranza una cosa che non va mai bene. Oltre che essere un tema molto attuale, mi pare che sia anche un modo per aprire gli occhi, soprattutto con i giovani, per non cadere in quella trappola che potrebbe portare a situazioni problematiche molto più gravi. Proviamo a spiegare la discriminazione proponendo ai giovani delle storie nelle quali si possono identificare, guardando magari film nei quale i protagonisti sono ragazzini come potrebbe esserere loro: questo ti fa pensare un po' a quanto stupida sia la discriminazione".

Non è che una componente fondamentale in questo contesto è anche la paura di ciò che non si conosce, specialmente in un mondo sempre più globale e sempre più diversificato come quello nel quale viviamo?

"Io penso che il grande nemico di ogni società sia il proprio dolore. E il proprio dolore sembra più leggero se puoi incriminare qualcuno. Per esempio, se una volta gli anziani erano considerati poveri, anche se magari lo sono sempre stati, oggi più facile dire che è ingiusta una pensione bassa a un anziano rispetto ai soldi dati agli immigrati. L'immigrato diviene un nemico. Magari in questo modo ci si sente meno soli nel proprio dolore, che comunque continuerà ad esserci, perché non è che se vanno via tutti gli immigrati sistematicamente aumentano le pensioni. Anzi, magari ci si sente più soli se gli immigrati vanno via, il proprio dolore diviene ancora più pesante. Forse vale la pena fare un bel viaggetto per vivere la situazione che vivono gli immigrati, quelli che a casa tentiamo a ritenere immigrati: in quel momento ci si rende conto che il mescolamento delle popolazioni è una bella cosa e arricchisce le comunità. Per esempio la nostra comunità italiana in Slovenia include tante persone di successo, ricercatori che vincono premi, registi e attori bravissimi, tanti professionisti, molta gente di talento".

Non pensi che si tema anche la determinazione dei migranti nella ricerca al successo?

"Io credo che conti principalmente la passività delle persone, la paura di noi stessi: se c'è qualcosa che non riusciamo a fare che qualcuno fa meglio noi, tendiamo a divenire invidiosi, perdendo energia pensando che gli altri non meritano il successo che potremmo avere noi, anche se poi non sempre ci impegnamo per ottenerlo".

Ci sono appuntamenti particolari o storie interessanti che vuoi sottolineare?

"Uno dei film in programma riguarda Joseph Pulitzer, grandissimo giornalista, sia emigrato che ebreo: dopo il film ci sarà un dibattito con quattro personaggi celebri, tra l'altro un famoso cantante lirico arrivato dall'Argentina in Slovenia, che racconteranno le loro storie. Inoltre, ci sono altri avvenimenti culturali pensati per i bambini delle scuole elementari, uno spettacolo di burattini che parla di un papà forte che però ha paura degli immigrati. Avremo anche la presentazione di un libro e l'apertura di una mostra molto interessante promossa e patrocinata dall'Ambasciata di Polonia in Slovenia, subito dopo un film che parla dei passaporti falsificati per salvare alcune persone da Auschwitz. Abbiamo programmato anche un film italiano che si chiama 1938: parla delle leggi razziali. In ogni caso, tutte le informazioni sono sul nostro sito www.mini-teater.si"

Antonio Saccone

Foto: Radio Capodistria /Antonio Saccone
Foto: Radio Capodistria /Antonio Saccone