Ervin Hladnik Milharčič Foto: Stefano Lusa
Ervin Hladnik Milharčič Foto: Stefano Lusa

Scene che hanno fatto il giro del mondo è che lasceranno il segno. Ma cosa resterà di quello che è accaduto. Lo abbiamo chiesto all’editorialista del Dnevnik, Ervin Hladnik Milharčič: “I leader europei hanno detto immediatamente all’unisono che questa non è l’America, che quello che abbiamo visto non sono gli Stati Uniti. Mi sembra esagerato. Questa è l’America”.

“Cos’è successo? 2500 persone hanno protestato davanti al parlamento, un centinaio di esse sono riuscite ad entrare al Campidoglio ed hanno messo un po’ di paura ai parlamentati. Non è un golpe, ma una manifestazione. In Italia ed anche negli Stati Uniti si sono viste cose peggiori. Quello che mi ha affascinato e che non riesco a capire è invece è un'altra cosa. Abbiamo il presidente dello stato più forte al mondo, con le forze armate più forti del globo, con l’economia più forte della terra, con un’influenza politica e diplomatica assoluta. Gli Stati Uniti hanno il monopolio della violenza sul nostro pianeta. Nessuno, tranne Osama bin Laden, ha mai avuto l’idea di attaccarli. In sintesi, nella figura del presidente americano c’è il potere più forte di tutto il pianeta. Sarà anche vero che si tratta di un potere limitato dal ‘Check and Balance’ delle altre istituzioni americane, ma di fatto sopra il presidente c’è solo Dio”.

“Trump si è sempre comportato come se sopra di lui non ci fosse altro che Dio. In questa occasione, però, questo paradigma si è dimostrato non essere vero e proprio questa è la particolarità di questa storia. Il parlamento ed il gabinetto del presidente non hanno potuto fare niente, non potevano dire che il presidente fosse incapace e che non poteva svolgere più le sue funzioni. Gli unici che hanno reagito sono stati Twitter e Facebook. La cosa strana è che due piattaforme in rete abbiano la forza di togliere la parola al presidente americano. Questo è quello che è successo questi giorni negli Stati Uniti. In sintesi, quel potere politico che ha puntato, forse non tutto, ma sicuramente tantissimo proprio su Twitter e Facebook, credendo che in tal modo accumulava potere, ha dato un potere sproporzionato a due istituzioni globali private. La cosa strana è che ora Twitter abbia il potere di dire al presidente degli Stati Uniti: ‘Chiudi il becco e non riaprirlo finché non te lo dico io.’ Fino a due giorni fa questo era impensabile. E' la prima volta che nella democrazia americana qualcuno ha tolto la parola al presidente”.

Stefano Lusa