Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi (Foto: ARC/Montenero)
Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi (Foto: ARC/Montenero)

“Preferisco due o tre settimane di sacrifici oggi e riprendere ad aprile, quando le previsioni danno una discesa dei contagi, piuttosto che prolungare una situazione per più settimane o più mesi che oggettivamente sarebbe insostenibile”. A un anno esatto dall’inizio dell’epidemia in Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, non esclude nuove chiusure per non perdere il controllo della situazione.
I numeri ricominciano a fare paura: in una settimana i contagi sono aumentati del 60 per cento rispetto ai sette giorni precedenti, confermando che, dopo un intero anno di lotta alla pandemia, l’emergenza in regione è tutt’altro che finita.
77 mila contagiati e 2.844 decessi sono solo due delle tante cifre che descrivono un anno di Coronavirus in Friuli Venezia Giulia, iniziato il 29 febbraio del 2020, quando viene confermato il primo caso nella regione: un paziente di 50 anni risultato positivo dopo aver contratto il virus probabilmente dopo una visita a un parente all’ospedale di Treviso. Il caso resta l’unico solo per 48 ore, fino quando i partecipanti a un convegno organizzato a Remanzacco, residenti a Udine e Trieste ma anche in Piemonte e nella Repubblica Ceca, risultano positivi dando vita al primo focolaio accertato.
È l’inizio di un anno terribile che ancora non si è concluso: pur con le incertezze e le contraddizioni comuni nella prima fase, il Friuli Venezia Giulia è stata la prima regione a ordinare la chiusura delle scuole e anche a decidere di chiedere gli impianti sciistici, nonostante solo pochi giorni prima fosse stata lanciata una campagna promozionale di fine stagione. Il 7 marzo, tre giorni prima del lockdown nazionale, la regione deve registrare anche la prima vittima, una signora di 87 anni ricoverata per altri motivi ma risultata anche positiva.
Nella prima ondata il Friuli Venezia registra percentuali di contagi e vittime meno alti: il numero di contagi giornalieri non supera mai i 150 casi, e il picco dei morti gli 11 al giorno. L’epidemia però si diffonde anche nelle strutture per anziani, un problema grave, tanto da far considerare alla Giunta la possibilità di affittare una nave per isolare i positivi, idea che diventò terreno di scontro politico e che non approdò mai a Trieste.
Con la primavera, il calo generale dei contagi, mai in doppia cifra e con settimane intere senza nemmeno una vittima, arriva la una seconda fase, che la regione affronta, dapprima imponendo l’uso della mascherina anche all’aperto pur di far riprendere rapidamente le attività economiche, poi salvando perlomeno in parte la stagione turistica, ma il peggio deve ancora venire.
La seconda ondata comincia a farsi sentire a partire da settembre, superando i 100 contagi al giorno a ottobre, con un picco di più di mille casi a metà novembre (una cifra favorita anche dalla gran quantità di test effettuati), e anche 50 vittime al giorno, e con il doppio dei ricoverati, colpendo soprattutto la provincia di Udine.
La struttura sanitaria però questa volta è più preparata, contribuendo alla tenuta del sistema: anche nel meccanismo a colori il Friuli Venezia Giulia è riuscito a conservare il giallo quasi sempre, finendo un arancio per sole due settimane.
Da gennaio intanto inizia la discesa dei contagi, ma è lenta e con continui alti e bassi, mentre si guarda soprattutto ai vaccini, che, come nelle altre regioni, iniziano il 27 gennaio. Anche in questo caso la regione sembra voler fare in fretta, ma deve fare i conti con i tagli alle forniture, con un rapporto non sempre sereno con il governo Conte, e anche con ostacoli burocratici non considerati che hanno rallentato, anche se solo per qualche giorno, l’avvio dei vaccini per il personale della scuola.
Proprio la decisione del Governatore Massimiliano Fedriga di tenere chiuse le scuole fino a fine gennaio aveva anche innescato una battaglia legale di fronte al Tar.
Ora anche il Friuli Venezia Giulia guarda con preoccupazione al rallentamento della campagna vaccinale, mentre le curva dei contagi sembra riprendere vigore, anche se i numeri non sono nemmeno paragonabili ai mesi più duri della pandemia e le prime vaccinazioni danno risultati incoraggianti: “Siamo lontani dal battere il Covid” ha ammonito il governatore Massimiliano Fedriga che, visti i rischi di risalita dei contagi, si è preso 24 ore di tempo per valutare altre misure, come una nuova chiusura delle scuole e maggiori restrizioni per le aree della regione più colpite, invitando tutta la popolazione alla prudenza.

Alessandro Martegani