Foto: Pixabay
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Per ora non ci sarà l’abbattimento di Jj4, l’orsa considerata responsabile dell’aggressione e delle morte di un giovane, avvenuta nei boschi del monte Peller in Trentino una decina di giorni fa.
Il giovane, Andrea Papi, 26 anni, era andato a correre nei boschi, ed è stato ritrovato senza vita con ferite provocate dall’aggressione di un orso, che è statio anche identificato: si tratta di una femmina, Jj4, responsabile anche di un altro episodio avvenuto nel giugno del 2020, quando aveva aggredito due escursionisti, padre e figlio, nella stessa area.
Anche allora c’era stata un’ordinanza di abbattimento, poi bloccata dal Tar dopo il ricorso di alcune organizzazioni animaliste, e la stessa cosa è avvenuta questa volta. L’ordinanza di abbattimento firmata lo scorso 8 aprile dal presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, è stata sospesa dal Tar di Trento, in attesa di esaminare il ricorso presentato dalla Lega anti-vivisezione.
Al di là degli atti giudiziari, il caso ha alimentato la polemica sulla gestione degli animali selvaggi e delle aree boschive, con i residenti e i territori che chiedono di abbattere gli esemplari pericolosi e controllare la popolazione di orsi e altri animali selvaggi, e gli animalisti e parte dell’opinione pubblica nazionale che ricordano invece che è l’uomo ad aver invaso sempre di più i boschi, riducendo lo spazio vitale degli animali, senza nemmeno fare attenzione quando ci si trova in presenza di specie pericolose o aggressive.
Attualmente gli orsi a cui si stava dando la caccia in Trentino su ordine della provincia erano due: Jj4, e Mj5, un orso di 18 anni per cui la Provincia di Trento ha chiesto l'abbattimento per l'attacco ai danni di un escursionista in valle di Rabbi, avvenuto lo scorso 5 marzo.
Un terzo esemplare, M62, non ha mai aggredito nessuno, ma è responsabile di diversi danneggiamenti, tende ad avvicinarsi troppo alle aree abitate, e dovrebbe essere prelevato e trasferito.

Alessandro Martegani