Foto: Famiglia Cristiana
Foto: Famiglia Cristiana

Non è una marcia indietro, ma anche Papa Francesco dimostra di tollerare male il polverone che si è sollevato dopo l’intervento ufficiale della Santa sede sul disegno di legge Zan sull’omotransfobia.
Fino a 24 ore fa dagli uffici del Santo Padre non erano giunti commenti, ma nel corso dell’Angelus Francesco ha fatto un riferimento indiretto alla vicenda, invitando i fedeli a “non giudicare la realtà̀ personale, sociale, degli altri. Dio ama tutti – ha detto -, lasciate vivere gli altri e cercate di avvicinarvi con amore”.
Una posizione che sembra ridimensionare l’iniziativa della Segreteria di Stato vaticana che aveva compiuto un passo ufficiale segnalando al governo italiano come il disegno di legge contro l’omotransfobia fosse, secondo l’interpretazione della Chiesa, contrario all’accordo di revisione del Concordato del 1984.
La posizione di Francesco è poi completata da una lettera inviata al padre gesuita James Martin, consulente della Segreteria per le Comunicazioni vaticana e noto per essere un difensore dei diritti e del dialogo con la comunità Lgbt. Nella lettera, ripubblicata poi su Twitter, il Papa afferma che “Lo 'stile' di Dio ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale – scrive al sacerdote - vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio. Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte”.
Francesco ha anche sottolineato la capacità del sacerdote “di essere vicino alle persone con quella vicinanza che aveva Gesù e che riflette la vicinanza di Dio”.
Non una retromarcia, ma senza dubbio un tentativo di distensione fra la chiesa e la comunità Lgbt, che aveva reagito con durezza alle iniziative della Santa sede. Il Papa però nel corso della settimana aveva anche puntato il dito contro l’eccesso di polemica sui social. “Non mancano – ha detto nel corso nell’udienza generale - predicatori che, soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, possono turbare le comunità. Si presentano non per annunciare il Vangelo di Dio che ama l’uomo in Gesù Crocifisso e Risorto, ma per ribadire con insistenza, da veri e propri ‘custodi della verità’ – così si chiamano loro -, quale sia il modo migliore per essere cristiani”.

Alessandro Martegani