Foto: EPA
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Il presidente tunisino, Kais Saied, ha reso noto di aver licenziato, oltre al premier ad interim, Hichem Mechichi, anche il ministro della Difesa, Brahim Berteji, e quello della Giustizia, Hasna Ben Slimane. Il capo dello Stato si è appellato all'articolo 80 della Costituazione, che prevede "in caso di pericolo imminente che minacci le istituzioni della Nazione e la sicurezza e l'indipendenza del Paese e ostacoli il regolare funzionamento dei pubblici poteri" che "il Presidente della Repubblica può adottare le misure richieste da tale situazione eccezionale".
Intanto diversi governi stranieri hanno espresso preoccupazione per la situazione in Tunisia.
Il Ministero degli Esteri di Ankara ha affermato di essere "profondamente preoccupato" per quanto accaduto in Tunisia ed ha chiesto il ripristino della "legittimità democratica". Secondo il Ministero, "la conservazione dei risultati democratici della Tunisia è di grande importanza per la regione" e per il Paese stesso. "Rifiutiamo la sospensione del processo democratico e il disprezzo della volontà democratica del popolo nell'amichevole e fraterna Tunisia", ha scritto in un tweet il portavoce del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
"Molto preoccupata" anche la Germania che spera che la Tunisia torni "il prima possibile all'ordine costituzionale". Lo ha detto una portavoce del Ministero degli Esteri tedesco. "La democrazia ha messo radici in Tunisia dal 2011", ha aggiunto, riferendosi all'anno della rivoluzione popolare. "Non vogliamo parlare di colpo di stato", ha dichiarato ancora la portavoce, "è importante tornare all'ordine costituzionale il più rapidamente possibile". Berlino è anche pronta a discutere a riguardo con l'ambasciatore tunisino e l'ambasciatore tedesco a Tunisi.
Mosca sta monitorando la situazione in Tunisia, ha detto il portavoce del Cremlino ed ha espresso la speranza che "nulla minacci la stabilità e la sicurezza" della popolazione.


E. P.