Foto: MMC RTV SLO/Reuters
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Si registrano proteste di migliaia di persone a Jalalabad, in Afghanistan, che hanno causato anche scontri, contro l'abolizione della bandiera nazionale afgana, sostituita ovunque da quella dei talebani. Fonti locali parlano di almeno due morti ed una dozzina di feriti. Mentre a Kabul le bandiere sono state rimosse e rimpiazzate senza particolari problemi, a Jalalabad una buona parte delle comunità locale ha fatto resistenza.
A Bamiyan, inoltre, la statua di un eroe sciita anti-talebano, Abdul Ali Mazari, è stata abbattuta dagli insorti. Lo hanno reso noto gli abitanti della città. Si tratta di un ex leader politico Hazara, la minoranza sciita in Afghanistan.
Secondo quanto riportano alcuni media, inoltre, almeno 17 persone sono inoltre rimaste ferite nella calca all'aeroporto di Kabul, dove da giorni migliaia di afgani si affollano nella speranza di lasciare il Paese.

Intanto le ragazzine di Herat sono tornate a scuola questa settimana, a pochi giorni dalla conquista della città da parte dei talebani, indossando hijab bianchi tuniche nere. Per ora si vedono scene diverse da quando negli anni Novanta il regime talebano negava istruzione e lavoro alle donne.
Nonostante le rassicurazioni di queste ore proprio da parte dei talebani, l'Unione Europea, insieme a molti altri Stati, in una dichiarazione congiunta ha espresso profonda preoccupazione per le donne e le ragazze afgane, per il loro diritto all'istruzione, al lavoro ed alla libertà di movimento ed hanno chiesto alle autorità dell'Afghanistan di garantire la loro protezione.

La Farnesina, nel frattempo, ha reso noto che è atterrato in Italia il volo con a bordo 86 passeggeri tra cui alcuni italiani, numerosi ex collaboratori afghani ed i loro familiari, personale della Delegazione dell'Unione europea e Nato, evacuati da Kabul.
Previsti altri due voli con ulteriori 150 persone in arrivo dalla capitale afgana.
Infine, l'ambasciatore afgano in Tagikistan, Mohammad Zahir Aghbar, ha accusato di tradimento della patria Ashraf Ghani, il presidente afgano sostenuto dagli Stati Uniti e riconosciuto dalla comunità internazionale, che durante l'avanzata dei talebani sembrerebbe aver lasciato Kabul portando con sé 169 milioni di dollari sottratti alle casse dello Stato.

Davide Fifaco