Nella corsa alla 94. edizione degli Oscar, l'outsider "CODA. I segni del cuore", film su una famiglia di pescatori sordi del Massachusetts che ha debuttato l'anno scorso al Sundance Festival, rompe un tabù e si porta a casa la statuetta più ambita, vincendo, oltre al premio per il miglior film, anche quello per la migliore sceneggiatura non originale (alla regista Sian Heder) e il miglior attore non protagonista, andato a Troy Kotsu, il primo attore sordo ad avere mai vinto, che lo ha dedicato alla sua comunità disabile.

Ma è stata anche la serata di Jane Campion, che vince alla regia per quel western atipico "Il potere del cane" arrivato alla vigilia dei premi più prestigiosi di Hollywood con ben 12 nomination, ottenendone uno. Per l'aurice neozelandese di "Lezioni di piano" è il secondo Oscar.

Due donne, quindi, per i premi più importanti con due film che in modo diverso prendono posizione contro il pregiudizio e per l'amore.

Altro tema venuto alla ribalta, i diritti della comunità Lgbtq, evocati da Jessica Chastain vincitrice come migliore attrice per "Gli Occhi di Tammy Faye"; ma anticipato da un altro Oscar storico: quello ad Ariana DeBose, migliore attrice non protagonista nel remake di "West Side Story" firmato da Steven Spielberg. È la prima persona 'queer' a vincere un premio per la recitazione.

Sul fronte maschile, Will Smith vince il suo primo Oscar come migliore attore protagonista per "King Richard - Una famiglia vincente", ma lascia esterrefatti gli spettatori dando uno schiaffo in diretta al comico Chris Rock, che aveva ironizzato sulla testa rasata di sua moglie. "L'amore ti fa fare pazzie", dirà dopo per scusarsi dello scatto di rabbia.

E ancora, in una cerimonia che ha riservato un minuto di silenzio all'Ucraina, sei statutte per il film di fantascienza "Dune", che ha sbaragliato sul lato tecnico.

Speranze deluse per l'talia: non ce la fa Paolo Sorrentino che era in lizza per il miglior film straniero con "È stata la mano di Dio" ed è stato battuto dal giapponese "Drive my Car" di Ryusuke Hamaguchi. Gli artisti italiani sono rimasti fuori anche da animazione e costumi.