L'esercito ucraino ha confermato stamane che le sue forze sono state spinte fuori dal centro di Severodonetsk dall'avanzata delle truppe russe, sostenute da incessanti bombardamenti di artiglieria. Poche ore prima il presidente Volodymyr Zelensky aveva detto che i soldati ucraini si stavano letteralmente battendo per ogni metro di terra, in questa città strategica nell'est del paese. Nonostante la ritirata le forze ucraine continuano comunque a controllare circa un terzo di Severodonetsk. Una sua caduta significherebbe in pratica il pieno controllo russo della regione di Lugansk che, assieme alla regione di Donetsk, forma il Donbass. Nelle ultime settimane sono state queste aree l'epicentro dell'offensiva di Mosca in Ucraina. L'obiettivo sarebbe quello di occupare completamente Severodonetsk e la vicina Lysyčans'k, in modo da aprire la strada alla conquista di Kramators'k e assumere il controllo sull'intero Donbass. Il governatore di Lugansk, Serhiy Haidai, ha avvertito che i russi stanno cercando di distruggere i rimanenti ponti per isolare completamente Severodonetsk. Intanto l'organizzazione non governativa Amnesty International, in un rapporto pubblicato oggi accusa la Russia di crimini di guerra in Ucraina, affermando che centinaia di civili sono morti a Kharkiv in attacchi indiscriminati effettuati con bombe a grappolo, vietate dai trattati internazionali. Amnesty spiega come le forze russe abbiano ucciso e causato immensi danni bombardando incessantemente le aree residenziali di Kharkiv dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio. E mentre la battaglia nel Donbass procede a favore della Russia, le esportazioni di petrolio, gas, carbone e prodotti derivati continuano senza sosta, facendo crescere i guadagni di Mosca nonostante le sanzioni. Dopo 100 giorni di guerra ha già incassato 93 miliardi di euro dalla vendita di combustibili fossili, secondo il nuovo rapporto del Centro per la ricerca sull'energia e l'aria pulita, con sede in Finlandia. Il 60% circa delle esportazioni hanno avuto come destinazione i Paesi dell'Unione europea, per circa 57 miliardi di euro di transazioni. I principali importatori sono Germania, con 12,1 miliardi e Italia, con 7,8.

Delio Dessardo

Foto: MMC RTV SLO/Foto: EPA
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