Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.
Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.

E' andata come ci si aspettava, con una affermazione netta della maggioranza che sostiene il governo e la conseguente bocciatura dell'interpellanza presentata dal principale partito d'opposizione per sfiduciare la responsabile della diplomazia slovena, Tanja Fajon.
E' andata come aveva descritto il deputato di Movimento Libertà Lenart Žavbi, in uno dei tanti interventi che si sono susseguiti durante la maratona parlamentare. Con tutto il candore dei suoi 23 anni Žavbi aveva giustamente affermato non solo che l'esito del voto era prevedibile e scontato, ma anche che il continuo ricorso alle interpellanze inasprisce il dialogo politico, invece di facilitarlo. E, allo stesso tempo, paralizza l'attività politica perché sottrae tempo sia alla squadra di governo, presente in blocco fino alla relazione della ministra per poi tornare in Aula al momento del voto in serata, sia all'attività dei deputati sul territorio.
Con 52 voti contrari alla mozione di sfiducia e 22 a favore, la conta dell'opposizione risulta più ristretta delle aspettative, e oltre a mettere il freno al governo per un giorno nel blocco conservatore oggi c'è poco da festeggiare. Eppure durante la giornata si erano susseguiti tweet, dichiarazioni in Aula e comunicati stampa fra presidenza della Repubblica ed esecutivo, inclusa una nota di precisazione dell'Ufficio comunicazione del governo arrivata nel pomeriggio, per offrire pezzi di spiegazione utili a ricostruire il puzzle relativo al caso dell'ambasciatore Kajzer, sintomo comunque che comunque qualcosa era andato storto nell'iter della rimozione. Una sgrammaticatura procedurale e istituzionale più che un abuso di potere. Un precedente, comunque non il primo, cui però i deputati non sono riusciti a trovare un rimedio durante le oltre 10 ore di dibattito.

Valerio Fabbri