Foto: Reuters
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Mentre il presidente Volodimir Zelensky annunciava che la liberazione di Kherson è l'inizio della fine della guerra e che le forze di Kiev avanzano passo, passo attraverso il paese temporaneamente occupato, da Mosca giungeva la notizia della riconquista dalla località di Pavlovka, nella provincia orientale di Donetsk, considerato punto strategico dalle truppe russe. Il controllo di questa località, al centro di pesanti combattimenti nelle ultime settimane, è considerato fondamentale perché da quella zona gli ucraini non possono più attaccare con i loro razzi la ferrovia utilizzata dai russi per rifornire le loro truppe nella regione di Kherson.

A distanza il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, afferma che - "La Russia non è nella posizione di dettare i suoi termini per avviare negoziati per la fine della guerra". Nikolenko precisa che - "La formula di pace dell'Ucraina rimane invariata: fine immediata della guerra, ritiro di tutte le truppe russe, ripristino dell'integrità territoriale ucraina, risarcimento dei danni inflitti e garanzie effettive di non ripetizione dell'aggressione. Diversamente raggiungere una pace sostenibile sarà impossibile".

A stretto giro la risposta di Dimitry Peskov portavoce del presidente russo Putin, che ha detto - "Kherson resta una parte della Federazione Russa". Lo stesso Peskov ha rifiutato di commentare la visita del presidente ucraino, Zelensky, nella città riconquistata dalle forze di Kiev. "Non commenteremo, ma sappiate che questo è territorio della Federazione Russa", ha detto Peskov.

Intanto, il capo della Cia, William Burns, ha incontrato ad Ankara, in Turchia, il direttore del Servizio per l'intelligence estera russo, Sergej Naryshkin per mettere in guardia Mosca contro l'uso delle armi nucleari in Ucraina e sui rischi di escalation per la stabilità strategica. Le due parti non hanno discusso in alcun modo di una possibile soluzione negoziale alla guerra ucraina. Il principio fondamentale rimane: "Niente sull'Ucraina senza l'Ucraina".

Principio a cui ha fatto eco il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: "Sta all'Ucraina decidere su eventuali negoziati di pace. Stanno pagando il prezzo più alto in termini di vite umane e di danni al paese" - ha affermato. "Quindi sta all'Ucraina decidere i termini accettabili. A noi il compito di sostenerli e aumentare le possibilità di un risultato accettabile".

Corrado Cimador