Foto: Reuters
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In Brasile i sostenitori dell'ex presidente Bolsonaro hanno assaltato i palazzi delle istituzioni e sono stati segnalati scontri con la polizia. Migliaia di persone hanno sfondato le transenne e invaso gli edifici che ospitano il parlamento, il governo e la Corte Suprema, che sono gia' ritornati sotto il controllo delle forze dell'ordine. Il presidente Lula ha convocato una riunione di emergenza ed ha rimosso il governatore della capitale, Brasilia. Circa 15 mila persone hanno preso d'assalto i palazzi del potere, compreso quello del Tribunale Supremo Federale, tutti sotto controllo della polizia tranne quello del parlamento dove gli agenti sono impegnati a far sgomberare i manifestanti. La polizia ha reso noto di avere arrestato oltre 200 persone e di una quarantina di pullman sequestrati che erano diretti a Brasilia e sono stati identificati tutti i finanziatori di tali bus. Gli agenti hanno sparato proiettili di gomma, granate stordenti e lacrimogeni per fermare la folla. Il Presidente della Corte Suprema ha deciso la rimozione del governatore del distretto di Brasilia Rocha. Il Presidente Lula lo aveva accusato di non avere preso misure necessarie per impedire gli eventi dopo che lo stesso Rocha aveva destituito il suo segretario alla sicurezza Torres. Lula ha convocato una riunione di emergenza dei 27 governatori del Paese dopo quella di ieri con i ministri dell'esecutivo a cui hanno partecipato quelli della Difesa, Giustizia e dei Rapporti Istituzionali, definendo l'attacco vandalo ed ha precisato di valutare la possibilita' di schierare l'esercito dopo avere ordinato la chiusura del centro di Brasilia per 24 ore, ed accusando di incompetenza e malafede le persone che si sono occupate della sicurezza del Distretto Federale. Il Presidente del Senato Pacheco ha ripudiato quelli che ha definito atti di terrorismo affermando che i manifestanti devono subire immediatamnte tutto il rigore della legge e aggiungendo che le forze di sicurezza sono impegnate insieme al contingente di polizia di cui dispone il parlamento a controllare la situazione.

Franco de Stefani