Foto:  Martegani
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Quali sono gli aspetti del modello di società europeo, inclusivo verso le diversità, e soprattutto in che direzione ci si deve muovere per superare i problemi organizzativi e decisionali di cui ancora soffre l’Unione europea? Sono alcuni dei temi dibattuti nel corso dell’incontro organizzato nell’Aula Magna dell’Università di Trieste – Polo di Gorizia, che ha visto la partecipazione dell’ex presidente della Commissione europea e due volte premier italiano, Romano Prodi, e dell’ex presidente della Slovenia, Danilo Turk.
Due protagonisti della politica europea, e testimoni del processo di allargamento dell’Unione: proprio Prodi ha ricordato come la cerimonia dell’apertura del confine fra Italia e Slovenia nel maggio del 2004, in piazza Transalpina quando era presidente della Commissione europea, sia stato uno dei momenti più intensi della sua vita politica.

“L'Europa quando agisce e va verso il futuro è amata, quando invece i singoli paesi si chiudono non è più amata: l'Europa non può andare avanti con l’unanimità, se va avanti con l’unanimità sarà incapace di prendere ogni decisione”.

Romano Prodi

I problemi messi in luce dalle pur grandi difficoltà che l’Unione europea ha dovuto superare in questi anni, dalla crisi finanziaria del 2008, alla Brexit, fino alla pandemia e alla guerra in Ucraina, hanno però messo in luce le difficoltà dell’Unione europea nel prendere decisioni e nell’agire, e la storia recente, ha detto Prodi, ci insegna che qualcosa va cambiato. “L'Europa quando agisce e va verso il futuro è amata, quando invece i singoli paesi si chiudono non è più amata: l'Europa non può andare avanti con l’unanimità, se va avanti con l’unanimità sarà incapace di prendere ogni decisione”.
Anche Turk ha concordato sulla necessità di superare il meccanismo dell’unanimità all’interno del Consiglio europeo, e a dimostrarlo, ha aggiunto, è l’incertezza che l’Europa ha avuto in occasione della guerra in Ucraina, in cui non ha saputo prendere rapidamente delle decisioni

Foto: Martegani
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Proprio sulla questione ucraina, nella quale, ha detto Prodi, l’Europa ha ritrovato comunque unità anche se non la capacità di decidere rapidamente, l’ex presidente della Commissione europea ha sottolineato come la pace sia possibile solo con un accordo fra Cina e Stati uniti, perché al momento, ha aggiunto “ci troviamo di fronte. un’Europa che è unita, ma che conta poco”. Per Turk sono necessari rapporti più aperti in particolare verso la Cina, “un campo in cui l’Europa è in ritardo e deve recuperare terreno se vuole contare sullo scenario internazionale”.

È fondamentale l’inclusione di tutti i paesi dei Balcani in tempi rapidi. Su questa strada bisogna proseguire, guardando alla lezione dell’Ucraina che è stata durissima”.

Danilo Turk

Riguardo alla recente decisione di Parigi di porre il veto a un immediato allargamento dell’Unione nei Balcani, Prodi ha detto di essere diventato “furibondo”, alla notizia del veto posto da Macron: “Il problema fra Serbia e Kosovo, e della pace nei Balcani – ha spiegato -, si risolve facendo entrare in fretta tutti i paesi dei Balcani nell’Ue”. Una posizione che ha visto d’accordo di Turk che ha sottolineato come al momento la questione della leadership sia di fondamentale importanza, “ed è fondamentale – ha aggiunto - l’inclusione di tutti i paesi dei Balcani in tempi rapidi”. “Su questa strada bisogna proseguire – ha aggiunto - guardando alla lezione dell’Ucraina che è stata durissima”.
Non è mancato un accenno al recentissimo allargamento dell’area di Schengen e della zona euro nella Croazia, che ha innescato anche polemiche sull’aumento dei prezzi. “Quando si cambia moneta bisogna che l'autorità sia seria, controlli e reagisca – ha detto Prodi -: in Italia io avevo proposto di mettere i prezzi in lire e in euro per un anno, di avere le commissioni di controllo, e se non si fa così è chiaro che i prezzi si alzano”.

Fra gli interventi di saluto anche quello dei sindaci di Gorizia e Nova Gorica, Rodolfo Ziberna e Samo Turel, che hanno sottolineato come proprio la candidatura a città europea della cultura delle due città sia una realizzazione concreta del percorso di convivenza e di reciproco rispetto, avviato con la caduta del confine. Proprio la vita sulla fascia di confine è stata al centro del discorso del primo cittadino Gorizia, che ha sottolineato però come nel corso della pandemia l’Unione europea “abbia dato il peggio di sé” nella gestione delle aree di frontiera, non comprendendo che permettere ai governo nazionali di chiudere nuovamente i confini e di rendere difficili gli spostamenti, avrebbe sconvolto la vita di milioni di persone che hanno ormai una vita basata proprio sulla libertà di movimento e di attività attraverso le frontiere.

Alessandro Martegani