Foto: Reuters
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Negative le reazioni dei sindaci tirati in ballo dall'ipotesi del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi di un hot-spot in Friuli-Venezia Giulia per accogliere immigrati. Paolo Polidori e Roberto Dipiazza, sindaci rispettivamente di Muggia e Trieste hanno subito detto di no, con il primo cittadino giuliano che ha indicato Palmanova come sede ideale, a cui però il sindaco della città stellata, Giuseppe Tellini, ha risposto con le parole: "Non siamo disponibili. Mi auguro che quella di usare Palmanova come Centro di accoglienza regionale non sia la linea di Massimiliano Fedriga e della giunta regionale".

Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia, spiega invece che "acqua, elettricità e riscaldamento li puoi portare in fretta un po' ovunque sul territorio", mettendo quindi in gioco tutte le amministrazioni regionali.

Intanto il Viminale, come spiega il quotidiano triestino "Il Piccolo", ha delegato alla Prefettura di individuare una struttura adatta ad affrontare i continui arrivi dalla rotta balcanica. Una struttura "volano", ha precisato il nuovo capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione Valerio Valenti, ex prefetto di Trieste, un luogo per la prima accoglienza, per le procedure di identificazione e per un'ospitalità di breve durata per circa 150-200 persone.

Dipiazza ha voluto motivare il suo no, spiegando che pur essendo favorevole alla soluzione dell’hot-spot, "visto il disastro dell'accoglienza diffusa tanto cara alla sinistra", ha suggerito di allontanarsi da Trieste perché non vi sono sedi adatte, a causa dello stato fatiscente della caserma di Banne e l'utilizzo degli spazzi di via Rossetti per il campus delle scuole superiori.

Polidori ha anche egli lamentato che sul territorio del comune di Muggia non sono presenti strutture adeguate per questo tipo di accoglienza, indicando aree non a ridosso del tessuto urbano come più adatte e ribadendo che va tolta l'accoglienza diffusa in favore dell'hot spot.

Idee accolte anche dall'assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti: "L'ipotesi dell'hotspot c'è, ma è subordinata a iniziative mirate a non fare arrivare gli immigrati sul territorio. Quindi, al momento, rimaniamo concentrati su riammissioni, pattuglie miste e altri accordi con i Paesi della rotta balcanica".

Davide Fifaco