La convocazione della riunione del Consiglio dei ministri a Cutro, località calabrese sulle cui spiagge si è consumata une delle più gravi tragedie legate all’immigrazione, con 72 morti accertati, non sembra aver placato gli animi della popolazione calabrese che ha duramente criticato il governo per la strage.
Prima della riunione, fissata nel pomeriggio, scritte contro il ministro dell'Interno Piantedosi e il governo erano comparse lungo la strada che collega la statale al paese, e coperte prima dell’arrivo dei ministri, e all’arrivo del governo ci sono state anche delle manifestazioni di protesta di cittadini, tenuti a distanza dal palazzo del municipio dalle forze dell’ordine, che chiedevano di fare luce sulle responsabilità della tragedia, e accusavano il governo di non consentire la manifestazione, esibendo cartelli con la scritta "not in my name" e lanciando pupazzi di peluche contro le auto, simbolo dei bambini norti nel naufragio..
La riunione è stata convocata nel Municipio di Cutro, per dare un segnale di unità nel governo dopo il confronto sui soccorsi che aveva diviso anche la stessa maggioranza, ma anche in questo caso non sono mancate le polemiche, per l’esclusione fra gli invitati, accanto al sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, e al presidente della giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto, e al presidente della provincia pitagorica, Sergio Ferrari, di Vincenzo Voce, sindaco di Crotone che nei giorni scorsi aveva scritto una lettera molto critica con il governo alla premier Giorgia Meloni. Lo stesso Voce ha parlato di uno “schiaffo istituzionale”.
Primo dell'avvio del Consiglio dei ministri Meloni ha scoperto una targa in ricordo delle vittime del naufragio, con una frase di Papa Francesco che chiede di fermare i trafficanti di esseri umani.
Al centro della riunione però c’era soprattutto il nuovo decreto sui flussi migratori, approvato all'unanimità, che introduce alcune novità come quote preferenziali assegnate ai lavoratori di Paesi che, "anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l'incolumità personale derivanti dall'inserimento in traffici migratori irregolari ".
Si prevede poi anche il carcere fino a 30 anni per i trafficanti che espongono “le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante”, “se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone”, accanto al potenziamento dei Centri di permanenza per i rimpatri.

Alessandro Martegani